La Nuova Ferrara

La tradizione

La festa prima della Quaresima, nobili e popolo tutti in maschera

La festa prima della Quaresima, nobili e popolo tutti in maschera

Grandi pranzi con Messisbugo, tra i piatti anche la brazadela

4 MINUTI DI LETTURA





Il Carnevale alla corte Estense si celebrava nei giorni che precedevano la Quaresima, l’evento durava diversi giorni e raggiungeva il culmine durante il Martedì Grasso, con solenni celebrazioni. A differenza dei Carnevali moderni, concentrati in un solo evento, il Carnevale Rinascimentale estense si articolava in un periodo prolungato di festeggiamenti, spesso di settimane. Le celebrazioni si tenevano in vari luoghi che ospitavano spettacoli teatrali, tornei e rappresentazioni all’aperto, mentre nei cortili e nei palazzi nobiliari le famiglie più ricche organizzavano feste private, mascherate e banchetti sontuosi.
L’intera società partecipava attivamente al Carnevale: il Duca e la sua corte organizzavano gli eventi, i nobili sfoggiavano costumi sfarzosi e ospitavano feste private, mentre artigiani e popolani si univano ai festeggiamenti con maschere più semplici, prendendo parte alle manifestazioni pubbliche. I teatri e le compagnie teatrali mettevano in scena commedie all’aperto o nei teatri, spesso basate su temi satirici e classici, rispecchiando la vita e le usanze dell’epoca. Anche le mascherate giocavano un ruolo fondamentale: celando l’identità, permettevano ai partecipanti di divertirsi senza inibizioni. Il Carnevale non seguiva un programma prestabilito; gli eventi si susseguivano in modo spontaneo, a seconda delle iniziative della corte, dei nobili e delle compagnie teatrali, e la ricchezza delle celebrazioni dipendeva dalla disponibilità economica dei partecipanti. Il Carnevale Rinascimentale di Ferrara era un evento ricco e variegato, specchio dell’atmosfera culturale della città in un periodo di grande splendore artistico e intellettuale. La nascita del Carnevale Rinascimentale è legata alle trasformazioni sociali, politiche e culturali che si verificarono in Europa tra il XIV e il XV secolo. Questo periodo segnò il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, epoca di grande fermento artistico, culturale e intellettuale che influenzò profondamente anche le tradizioni popolari e festive, tra cui il Carnevale. Le origini del Carnevale affondano nell’antichità e sono legate a riti pagani di fine inverno, celebrazioni in onore di divinità come Bacco, dio del vino, e Saturno, dio della libertà. Con la diffusione del cristianesimo, queste feste furono assimilate e trasformate in eventi che anticipavano la Quaresima, periodo di penitenza e digiuno. Durante il Carnevale, dunque, si celebrava una temporanea “liberazione” dai vincoli religiosi e sociali, un’occasione di scherzo e di inversione dei ruoli. Nel Medioevo, il Carnevale era una festa popolare, spesso caratterizzata da elementi di satira sociale e celebrazioni di massa che coinvolgevano l’intera comunità. Tuttavia, fu nel Rinascimento che il Carnevale assunse un nuovo significato, arricchendosi di elementi legati alla corte e alla nobiltà. Sebbene rimanesse legato alla religione cristiana, essendo il periodo che precedeva la Quaresima, il Carnevale era visto come un’occasione per “vivere intensamente” prima dell’inizio del periodo di riflessione e penitenza. Durante queste celebrazioni si verificava un’inversione temporanea delle regole sociali: nobili e popolani potevano mescolarsi senza le consuete distinzioni di classe.
Ma che cosa si mangiava durante il periodo del Carnevale Rinascimentale? Cristoforo di Messisbugo, rinomato scalco e cuoco al servizio della corte estense di Ferrara nel XVI secolo dove servì i duchi Alfonso I ed Ercole II d’Este, organizzando sontuosi banchetti e festeggiamenti, durante il Carnevale, nel 24 gennaio 1529 fece preparare un banchetto per 104 persone a base di carne e pesce, con queste pietanze principali: brazadelle di latte e zuccaro; torta di anguilla da quaresima; polpette di storione (uova di storione e caviale); frittata di caviaro; torta d’erbe da quaresima La brazadela viene preparata anche oggi, la ricetta tipica ferrarese è la seguente con questi ingredienti: 300 g farina, 150 g zucchero, 2 uova, 80 g di strutto; 12 g di lievito; 1 buccia di limone, un pizzico di sale e, quanto basta zucchero, latte e granella di zucchero. Il procedimento: unire allo strutto le uova e sbatterle; in una ciotola a parte unire farina setacciata, lievito setacciato, sale e zucchero. Aromatizzare con scorza di limone, dopodiché unire le farine alle uova e lo strutto e amalgamare il tutto. Una volta ottenuto un panetto omogeneo, bisogna dargli una forma a filoncino. I nfine spennellare con un po’ di latte e decorare con zucchero e granella di zucchero. Cuocere a forno ventilato a 170° per 40 minuti (20 minuti per lato).
Mia Lombardelli
II B
© RIPRODUZIONE RISERVATA