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Meno fiori al caro estinto «E’ l’effetto della crisi»

Meno fiori al caro estinto «E’ l’effetto della crisi»

In questi giorni si vendono più rose e orchidee rispetto ai tradizionali crisantemi I venditori denunciano la difficoltà di smaltimento per la mancanza di cassonetti

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Non è certo una ricorrenza allegra, ma almeno per i fiorai l’avvicinarsi della commemorazione dei defunti è un momento positivo dell’anno, in un’epoca in cui – raccontano quasi tutti quelli sentiti ieri – gli affari languono.

Così, per cercare di stimolare almeno in questi giorni una domanda altrimenti contenuta, parecchi di loro hanno mantenuto prezzi bassi, simili a quelli dello scorso anno.

Forse anche per questo i clienti non mancano. Alice Pallara ad esempio, della fioreria “Due emme” presso il cimitero di Quacchio, ha un minuto di tempo tra un cliente e l’altro.

«La crisi si sente tutta – conferma – tranne che in questi giorni».

Quali sono le richieste principali? Ovviamente i crisantemi, «che vendo a un euro e 80 l’uno, ma anche i lilium a due e 70 e le rose, che stano tra l’euro e i tre e cinquanta. I clienti di solito chiedono dei mazzi misti, che compongono a loro scelta: finora non ne ho fatto uno uguale a un altro».

«Oggi è il primo giorno in cui si lavora» confermava sempre ieri Marina Cavallari in un altro negozio, la “Fiorista Carla” davanti al camposanto di San Luca.

«Fino a lunedì la pioggia ha tenuto a casa molta gente – continua – e in ogni caso la crisi si sente parecchio, al di là della Commemorazione dei defunti. In tanti scelgono di posare fiori finti, e ci si inferocisce se il prezzo di un’orchidea aumenta di 40 centesimi da un anno all’altro».

Qui sono parecchio richieste le confezioni, «di roselline o di orchidee ad esempio, che costano fra i tre e i cinque euro, durano una decina di giorni e non creano problemi con gli invasi».

Già, perché in questo cimitero lo smaltimento dei fiori appassiti è diventato complesso, come ha raccontato più di una volta la Nuova: «Da quando hanno tolto i cestini all’intero – conclude Cavallari – a maggior ragione in un periodo come questo la gente gira con le mani piene di vecchi fiori e rifiuti da gettare».

La breve via Borso, per ovvie ragioni (è quella che conduce alla Certosa), ospita ben tre negozi di fiori. Anche qui vanno «lilium, orchidee a un euro e 50 l’una e crisantemi a uno e 80» racconta Susanna Pocaterra dall’omonima fioreria.

A riprendere il filo del discorso sulla crisi è Katia Vassalli, nel vicino negozio Berveglieri: «Si sente, si sente – conferma – giusto perché è periodo stiamo vendendo parecchie piante».

Anche qui però, come davanti al cimitero di San Luca, i cassonetti sono un problema. «Vede?» chiede l’esercente indicando il bidone dall’altra parte della strada, completamente pieno e circondato da altri sacchi straripanti.

«Ormai è martedì mattina – proseguiva ieri – ma l’ultima volta che sono passati a vuotarlo è stato venerdì, nonostante il periodo. Così la multa rischiamo di prenderla noi». Qualche altro passo più in là, sempre nella stessa strada, anche Vito Bottoni racconta che in questo ramo del commercio «è cambiato tutto. La crisi si sente assolutamente, solo prima della commemorazione le vendite sono quelle di un tempo».

Pure qui non solo crisantemi, «il cui prezzo va da un euro e 50 a due e 50», ma pure «il lilium, tra i due e i quattro, e i gladioli». Sempre a ridosso del cimitero monumentale, ma in una strada perpendicolare a corso Ercole d’Este, si trova il negozio di Marco Berveglieri. «I giorni intorno al 2 novembre fanno un po’ eccezione – conclude in accordo coi colleghi – perché oramai si lavora una volta l’anno. In questi giorni vanno i crisantemi a un euro e 50».

Gabriele Rasconi