«La famiglia al centro di tutto»
Gli studenti dell’Ipsia Taddia hanno accolto i monsignori Vecchi e Guizzardi
CENTO. Una platea gremita di studenti dell’Ipsia Taddia ha accolto con gioia Monsignor Ernesto Vecchi, accompagnato da Monsignor Stefano Guizzardi. Nel varcare il portone di ingresso si è percepita l’emozione di Monsignor Vecchi nel tornare in un luogo che l’aveva visto giovane studente, circa sessant’anni prima. L’evento è stato promosso dai docenti di religione dell'istituto allo scopo di «coinvolgere i ragazzi sul tema e ruolo dell’educazione in rapporto alla scuola, perché possa ridiventare il volano di una reale crescita umana per i giovani, chiamati poi ad un impegno nell’ambito lavorativo» sottolinea Paolo Gallerani, docente di religione nell'istituto, «ed è questo il motivo che ci ha spinti a chiedere una parola certa da parte di un vescovo». Titolo dell'incontro “Quale stile educativo per una generazione in cerca di lavoro? Una questione attuale”. Monsignor Vecchi ha esordito dicendo che «oggi il compito educativo, da parte delle varie componenti chiamate a tale missione (in primis la famiglia), è in affanno. Al centro della società vi è il singolo, non il bene comune, un uomo però che ha perso la memoria, vive un eterno 'presente' (Zygmunt Bauman)». Poi la logica del “tutto e subito”: «si è in gran parte perso il valore dell’attesa, del tempo come ciclicità che porta, dopo la semina, ad una mietitura». Alla luce di questo quadro il Vescovo ha affermato la necessità di ritornare ad educare in maniera autentica: quindi la famiglia, la scuola, la parrocchia, in sinergia. «La famiglia, che dovrebbe essere la prima agenzia educativa, è stata privata da tale compito, proprio dallo stato, attraverso leggi inique. La famiglia è chiamata ad essere segno di unità con un progetto di vita fondato su un amore stabile fra un uomo e una donna: ed è lì il fondamento educativo. È lì che si impara ad amare, a dare più che ricevere, che si apprende il valore della responsabilità». Sua Eminenza ha continuato dicendo che, per un'educazione integrale, è necessario riscoprire la fede. Quindi la necessità impellente di rimettere al centro l'uomo: un uomo capace di fraternità e solidarietà in quanto animato da una fede autentica.