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«Sono un attore per caso e un politico per scelta»

«Sono un attore per caso e un politico per scelta»

Domani sera sul palco della Pandurera lo spettacolo “I sette fratelli Cervi” L’artista si racconta senza veli: la politica è la forma di cultura più degna

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Durante la seconda Guerra Mondiale, nel 1943,i sette fratelli Cervi Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di estrazione cattolica ma fortemente antifascisti formarono,insieme al padre Alcide, “banda Cervi” che ebbe un ruolo attivo nella Resistenza tanto da essere arrestati, torturati e fucilati il 28 dicembre dello stesso anno. Sopravvissuto allo sterminio dei figli, Alcide Cervi realizzò con saggezza che venne dal cuore “I miei sette figli”, l ibro stampato nel 1955 e tradotto in diverse lingue. Nel 1968 uscì il film “I sette fratelli Cervi” per la regia di Gianni Puccini.

Lo spettacolo di Ivano Marescotti, in scena domani sera al Teatro della Pandurera di Cento, vive attraverso questi documenti sull’epopea partigiana italiana e si inserisce nell'ambito del progetto “Parole e immagini della Resistenza” promosso e ideato dall'Istituto per i Beni Culturali che partecipa alle celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza su territorio regionale. L’attore ha gentilmente risposto ad alcune domande della Nuova.

Quali sfaccettature emiliano-romagnole Ivano Marescotti tende a regalare al suo pubblico ?

«Romagna e Emilia: stessa terra, stessa radice, stessa lotta politica contro il nazifascismo».

Per lo sfondo teatrale del suo spettacolo “I sette fratelli Cervi” ha scelto immagini particolari tratte dal film di Puccini?

«Tra le altre, la scena finale della fucilazione che lascia atterriti, indignati, arrabbiati».

Cosa l'ha colpita di più nelle parole di Alcide Cervi?

«Quando un capo fascista invita i fratelli Cervi e il padre a collaborare, egli dice: penserei di sporcarmi».

Aldo è il primo dei fratelli Cervi a cui matura una coscienza politica nel vero senso della parola. In che modo Ivano Marescotti si porrà davanti allo spettatore per far rivivere sia l’aspetto emozionale che quello politico che caratterizzano il personaggio?

«Io sono attore per caso e politico per scelta di vita. Così come ognuno dovrebbe essere. La politica è la forma culturale più degna: affronta il destino della gente, del governo, della cultura, dell’arte, dell’impegno per un mondo migliore. Purtroppo i politicanti disonesti infangano la politica. Da quando la classe anagrafica dei partigiani è uscita dalla vita politica, nei primi anni '90, o per anzianità, o perché defunti, questa è degenerata fino ad oggi dove ormai destra e quella che era la sinistra sono alleate in un governo tra i più beceri dal dopoguerra e hanno già messo mano alla modifica della Costituzione che costò il sacrificio di decine di migliaia di giovani come i 7 fratelli Cervi».

Lei è candidato alla lista “L’altra Europa con Tsipras”, cambierebbe qualcosa nella politica italiana ed europea?

« Questa è l'unica lista di sinistra al parlamento europeo e intende lottare per una svolta contro la dittatura del profitto, della finanza internazionale della troika (UE, fondo monetario e Banca centrale europea, una banca privata) che non considera la vita delle persone, ma solo il tornaconto finanziario ordinando a Governi nazionali che eseguono. Io ho una figlia di 10 anni e mi chiedo che prospettiva di vita avrà. Ce ne accorgeremo, ahimè! Alla fine forse i conti torneranno ma succederà come con il chirurgo che esce dalla sala operatoria e dice "l'operazione è perfettamente riuscita ma, purtroppo, il paziente è morto».

Angela Balboni