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Tasi, Ferrara tra le più care

Secondo la Uil si pagheranno 60 euro in più rispetto all’Imu, ma il Comune sostiene il contrario

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Ferrara è tra le 12 città capoluogo con la Tasi (Tassa sui servizi indivisibili) più alta d’Italia, dove si pagherà più dell’Imu versata nel 2012. Lo afferma il Servizio delle Politiche Territoriali della Uil, e il dato appare in contrasto con quanto affermato poche settimane fa dall’assessore comunale al Bilancio Luigi Marattin, che aveva assicurato una minor imposizione fiscale a carico dei cittadini. In particolare, l’assessore aveva spiegato che la Tasi sulla prima casa sarebbe stata del 3,3 per mille «ma con detrazioni tali per cui l'onere dell'imposta è inferiore di 5 euro al pagamento Imu 2012». Secondo la Uil, al contrario, il costo medio della Tasi a Ferrara sarà di 308 euro, contro un costo medio Imu di 248 euro e un conseguente aggravio di 60 euro. Sempre stando alle rilevazioni del Servizio delle Politiche Territoriali della Uil, Ferrara condivide la stessa situazione con Bergamo, Genova, La Spezia, Macerata, Mantova, Milano, Palermo, Pistoia, Sassari, Savona, Siracusa. Il sindacato di Angeletti osserva poi che sono soltanto 832 i comuni che hanno deliberato le aliquote della Tasi e di questi solo 514 hanno reso nota la propria delibera. Alla fine, segnala la Uil si avranno «8.092 applicazioni diverse della Tasi, ma si rischia di avere oltre 75 mila combinazioni differenti di applicazione dell'imposta. Infatti, oltre che aliquote differenziate tra prime case e altri immobili, c'è la variante delle detrazioni». Tra il totale delle città oggetto del campione la media è di 240 euro a famiglia, a fronte dei 267 euro pagati nel 2012 con l'Imu. La Tasi, ha aggiunto il segretario confederale Uil Guglielmo Loy «penalizza i Comuni virtuosi con l'Imu, cioè quei Comuni che avevano scelto l'aliquota base del 4 per mille, oppure minore rispetto a quella base. Quello che emerge dalle detrazioni è che la quasi totalità sceglie la rendita catastale, altri Comuni affiancano detrazioni per figli minori di 26 anni. Ciò perché i Comuni- conclude Loy- intendono fare cassa con dati certi, come le rendite catastali, anzichè introdurre criteri più equi, come il reddito Isee».