Tonnellate di vongole pescate abusivamente
“Laguna reset”: le fiamme gialle di Venezia arrestano 24 persone in tutta Italia Coinvolti due commercianti di Mesola e Codigoro, sequestrate tre ditte
MESOLA. Commercializzavano illecitamente, in tutta Italia e all’estero, tonnellate di vongole pescate abusivamente nella laguna di Venezia con sistemi e attrezzi dannosi per l’ecosistema lagunare. Le Fiamme gialle di mare, coordinate dalla procura di Venezia, hanno ricostruito l’intero percorso delle vongole pescate abusivamente in laguna. Tra le 40 misure cautelari, di cui 24 arresti, emesse dal gip di Venezia nei confronti di altrettanti operatori del settore ittico e pescatori. Anche quelle a carico di due persone residenti a Mesola e piuttosto conosciute: si tratta di Massimo Tosetto, 40 anni , tra i titolari della “Gruppo Mare” di Porto Viro e Dario Tosetto, di 47 anni, titolare della Da.mas di Ariano Polesine (Rovigo). Obbligo di dimora invece per il grossista Luciano Di Cristofaro, 42 anni, originario della provincia di Caserta ma residente a Codigoro, commerciante di prodotti ittici. Insieme alle altre 21 persone finite agli arresti devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e alla frode in commercio. L’indagine “Laguna reset” della Guardia di finanza è il risultato di due anni di attività, con appostamenti, intercettazioni telefoniche, riprese video, localizzazioni e tracciamenti Gps. Le fiamme gialle di Venezia, coordinate dalla Procura, hanno ricostruito l’intero percorso delle vongole pescate abusivamente in laguna, spesso con metodi ed attrezzi dannosi per l'ambiente ma anche le condotte illecite nel trattamento e depurazione dei molluschi. Gravi quindi i rischi in materia sanitaria anche perché le etichette con i requisiti di tracciabilità erano alterate con false date di confezionamento e zone di produzione prima di essere inviate in gran parte del paese e in Spagna. Gli indagati, poi, hanno prodotto danni seri all’ambiente lagunare per i metodi di pesca illeciti utilizzati come l’utilizzo delle cosiddette “gabbie”, “pompette” e “vibranti”. Tutti attrezzi da pesca vietati in laguna perché provocano un violento sommovimento del fondale. Rilevante è risultata anche l’evasione fiscale commessa dai soggetti coinvolti nell'indagine perch gran parte del pescato veniva venduto in nero.Il gip di Venezia ha inoltre disposto 55 perquisizioni: sequestrate tre ditte operanti come centri di spedizione e depurazione di molluschi, sequestrate 16 imbarcazioni da pesca per il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a oltre 5mln di euro. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere, ricettazione e frode in commercio al falso ideologico in atto pubblico e danneggiamento aggravato.