Il Castello è ancora in cerca d’autore
Viaggio nell’ente di coordinamento che ancora non conosce i termini della devoluzione prevista dalla legge Delrio
Da edificio simbolo del potere degli Estensi nei confronti del popolo ferrarese a monumento in cerca di proprietario e soprattutto di senso. Può apparire strana - o meglio straniante - la parabola del Castello, in attesa di capire quale sarà il suo futuro. Associato di sicuro a quello della Provincia, ente pesantemente revisionato dalla legge Delrio approvata neppure due mesi fa. Dal prossimo anno la competenze si ridimensionano, tuttavia non è ancora chiaro come e in che termini la “devoluzione” impatterà sul terreno. Il tutto peraltro appena pochi giorni dopo in cui i Comuni sono stati protagonisti del voto amministrativo.
Lungo i corridoi il personale si interroga. «Fino a poco tempo fa sembrava che tutto dovesse precipitare da un momento all’altro – dice una dipendente -, ora comunque rimaniamo in uno stato di totale incertezza. Passeremo a lavorare per i Comuni? Non si sa con precisione». Una collega le fa eco, rimarcando come ci siano «tuttora tanti progetti da chiudere: l’Idrovia e i fondi strutturali per fare un esempio, quindi le problematicità di questo passaggio si moltiplicano».
La politica.
Una certezza consiste nel fatto che il consiglio provinciale in carica verrà sciolto il 25 giugno. Una seduta dell’organo è prevista per oggi pomeriggio, forse un’altra ne seguirà il 19 del prossimo mese: dovrebbe essere quella dei saluti. La presidente della Provincia e i suoi assessori rimarranno in carica fino al 31 dicembre, senza ricevere compensi e la cosa, si sa, non entusiasma i componenti della giunta, soprattutto a fronte di responsabilità non indifferenti cui farsi carico. Marcella Zappaterra ha fatto sapere che da luglio andrà a lavorare nel privato e potrà occuparsi solo part-time dell’attività amministrativa: l’arrivo di un commissario prefettizio al suo posto è legato ad eventuali dimissioni, finora solo allo stato di ipotesi. Intanto Tiziano Tagliani, dopo la riconferma nel ruolo di sindaco, si è garantito anche quello di futuro presidente della Provincia, in qualità di primo cittadino del Comune capoluogo. Altri 12 sindaci faranno parte del consiglio. Tutti impegnati senza alcuna indennità.
Il personale.
La riforma trasforma dal 2015 la Provincia in un ente di secondo livello, governato da organi non eletti direttamente dai cittadini. Avrà competenze su ambiente, trasporti, scuole, assistenza tecnico- amministrativa agli enti locali. Il personale (in tutto i dipendenti sono circa 450 e naturalmente non si parla di licenziamenti) che non si occupa di questi temi sarà trasferito ai Comuni e alla Regione. Ma i punti interrogativi sono tuttora tanti. I Centri per l’Impiego (i vecchi uffici di collocamento) saranno accorpati in un’unica agenzia nazionale oppure regionale? Il settore agricoltura, che in passato fu trasferito dalla Regione alla Provincia, farà marcia indietro? Il corpo di polizia provinciale sarà riassorbito tra le diverse polizie municipali o dal corpo forestale dello Stato? Accanto a questi nodi da sciogliere si affianca anche quello dei costi: se il personale in eccedenza dovesse venire trasferito alla Regione, dove il contratto di lavoro “pesa” almeno il 20% in più, che fine fa l’obiettivo della riforma di produrre risparmi? “E’ chiaro – dice un dipendente – che queste sono domande a cui dare a più presto risposta, altrimenti
Il patrimonio e le tasse.
L’ente non avrà più un proprio patrimonio diretto. Resta sul tappeto la definizione del criterio di ripartizione verso gli altri livelli. Se si dovesse scegliere quello geografico, è chiaro che il Castello Estense entrerebbe a far parte dei beni di proprietà del Comune, che potrà pensare quindi a nuove forme di utilizzo degli spazi liberati dagli uffici; anche di questo si è parlato nel corso della recentissima campagna elettorale. Diventando poi un ente di secondo livello, la Provincia non avrà più una autonoma capacità impositiva: si passerà a una finanza di tipo derivato. Che fine farà a quel punto l’Ipt, l’imposta provinciale di trascrizione sulle automobili? Difficile ipotizzare un’abolizione. Chiaro che in caso di trasferimento si aprirebbe un problema di imponibile in calo e di finanziamento complessivo dell’istituzione. Introdurre elementi di chiarezza è indispensabile, se non si vuole che il Castello sia popolato da troppi fantasmi.
Fabio Terminali