La Nuova Ferrara

Ferrara

Detenzione disumana, risarcito

di Daniele Predieri
Detenzione disumana, risarcito

Detenuto all’Arginone viveva in una cella di 3 metri: il giudice gli sconta 22 giorni di pena ed è libero

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Ha vissuto per 223 giorni in una cella del carcere di Ferrara, dividendola con altri due detenuti: così, in tre per cella, aveva a disposizione meno di 3 metri quadri e per questo motivo il giudice di sorveglianza di Bologna ha accolto il suo reclamo e gli ha scontato 22 giorni di pena, come prevede la nuova legge Orlando, varata per rientrare nei principi sanciti dalle sentenze di Strasburgo su carcerazione degradanti, disumane e lesive della dignità, imposte dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La «condanna» morale al sovraffollamento del carcere di Ferrara arriva dalla sentenza del giudice Susanna Napolitano che ha accolto il reclamo di un detenuto Alessio M., 46 anni, in carcere a Ferrara dal 5 febbraio scorso per un cumulo di pena (in passato aveva scontato altri periodi in cella, per piccoli reati) e che come «fine pena» aveva fissata la data del 19 ottobre prossimo. Invece uscirà, oggi o domani dal carcere di Ferrara con la riduzione voluta dalle nuove norme italiane, condizionate dalla ormai famosa ‘sentenza Torreggiani’ della Corte europea dei diritti umani. La legge italiana non potendo dare un risarcimento economico al danno, ha innescato il meccanismo di una compensazione, da qui i 22 giorni di pena scontati sui 223 trascorsi in una cella del carcere di Ferrara, in meno di 3 metri quadri. Nella stessa sentenza il giudice non accoglie il reclamo presentato dal detenuto per la permanenza al carcere di Bologna. La sentenza del giudice Napolitano è destinata ad innescare un acceso dibattito all’interno del carcere di Ferrara, ritenuto pur uno dei migliori dell’intera regione. Nonostante questo e secondo il calcoli delle metrature a disposizione (molto soggettive da sentenza a sentenza), il giudice ha valutato la violazione, in questo caso, dei principi adottati dalla Corte europea relativi - scrive il giudice - alla «necessità di una tutela mirata di una accertata cronica e sistematica lesione dei diritti del detenuto in sovraffollato contesto detentivo».