Il racconto di don Bertieri dopo la rapina: «Minuti che mi sono sembrati eterni»
Il sacerdote ricorda la notte di terrore a Gaibanella: «Sono stato in balia di quei due banditi e ora dopo le botte ho dolori ovunque»
GAIBANELLA. Dopo una notte passata al pronto soccorso dell'ospedale “Sant'Anna” di Cona, ieri mattina don Mario Bertieri, parroco di Gaibanella e Gaibana, è stato dimesso ed è tornato nella sua abitazione, in via Ravenna 563, dove lunedì notte è stato brutalmente aggredito e rapinato mentre dormiva.
Nonostante qualche escoriazione sul volto e il grosso spavento che ancora traspare, don Mario appare di buon umore e non manca la consueta battuta pronta, quasi a voler mettere da parte la disavventura, pronto a riprendere subito la propria attività sacerdotale.
Don Mario, innanzitutto come sta?
«Diciamo che potrei stare meglio, ma tutto sommato visto quello che mi è successo mi è anche andata bene. Ho male un po' da tutte le parti per i colpi subiti, ma fortunatamente non ho niente di rotto».
Iniziamo dal principio, quando si è accorto che qualcuno si stava introducendo nella sua abitazione?
«Me ne sono accorto quando mi sono trovato una pila puntata in faccia! Ero sul divano che stavo guardando la televisione, quando a un certo punto mi sono addormentato. All'improvviso mi sono svegliato di soprassalto con questa pila puntata in faccia e due persone che mi sono letteralmente venute addosso aggredendomi».
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A quel punto come ha reagito?
«A quel punto loro mi hanno messo le mani addosso per strapparmi dal collo la collanina, e io allora ho cercato di reagire per difendermi».
Ma non ha avuto paura in quel frangente?
«Cosa dovevo fare, lasciargliela prendere senza neanche opporre resistenza? (Don Mario ride). A parte gli scherzi, è stata proprio una bella botta, io certamente non me lo aspettavo e non ero quindi pronto alla situazione, ma trovandomi di fronte quelle due persone che mi mettevano le mani addosso, di istinto ho cercato di difendermi, anche se inutilmente, perché alla fine ovviamente loro hanno avuto la meglio e sono riusciti a portarmela via. Sono veramente rammaricato, non tanto per il valore in se che è piuttosto relativo, quando per il fatto che era un mio carissimo ricordo di famiglia, che portavo sempre con me e che apparteneva a miei familiari che ora non ci sono più».
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E nella colluttazione le hanno fatto del male?
«Diciamo che è stata purtroppo una lite senza esclusione di colpi! Per un po' mi hanno strattonato sul divano e io ho cercato di reagire e difendermi, ma dato che loro erano in due e certamente molto più pronti e “in forze” di me, che oltretutto ero ancora mezzo assopito avendomi preso proprio nel primo sonno, non ho potuto fare più di tanto. Inoltre avevo quella luce sempre puntata sugli occhi nella stanza buia e quindi non vedevo niente. A un certo punto sono riusciti a scaraventarmi per terra, mi hanno puntato un ginocchio sullo sterno immobilizzandomi, e quindi mi hanno legato mani e piedi con un nastro molto stretto, tant'è che mi fa ancora parecchio male- dice mostrando i polsi ancora molto gonfi. Poi mi hanno incappucciato infilandomi in testa la federa del cuscino, che era sul divano. A quel punto hanno acceso la luce e hanno proseguito nella loro razzia. Sono stati momenti davvero concitati».
Quindi non li ha mai visti in faccia?
«Assolutamente no, perché prima avevo la luce puntata sugli occhi, e poi quando hanno acceso la luce nella stanza ero incappucciato. Posso però dire che erano certamente stranieri, avevano un accento dell'est europeo, ma parlavano molto fluidamente l'italiano».
Ha avuto paura quando si è trovato legato e in balia dei malviventi?
«Decisamente è stata una brutta disavventura! Trovarsi sorpresi nel sonno, malmenati e poi legati mentre ti frugano dappertutto, fa scattare proprio un senso di impotenza. Però almeno devo dire che nel parapiglia uno dei due ha avuto l'accortezza di dire a quello che mi stava aggredendo di togliermi gli occhiali! (Don Mario ride di nuovo). A parte tutto, mi hanno fatto del male durante l’aggressione, poi dopo però non mi hanno più toccato. Io avevo paura che volessero anche narcotizzarmi, ma fortunatamente almeno questa me l'hanno risparmiata».
Poi hanno rubato molte cose? A quanto ammonta la refurtiva?
(Scuote la testa). «Ma cosa vuoi che abbiano rubato? Ormai dovrebbero saperlo che qua dentro non c’è niente da rubare, visto che è già la terza volta nel giro di un anno che vengono. Mi hanno strappato la collanina e l'orologio, anche questo di valore relativo, e poi mi hanno prelevato quelle poche decine di Euro, 20-30 al massimo, che avevo nel portafoglio. Il tutto a fronte di danni alla casa decisamente più elevati, senza contare l'enorme spavento e il male che mi hanno procurato».
Il sacerdote mostra la finestra del bagno dal quale sono entrati: l'inferriata è stata letteralmente divelta usando un palo di legno lungo un paio di metri; è stata totalmente smurata da un lato (arrecando quindi danni anche alla muratura) e piegata dall'altro, come fosse una lattina.
Dopo come è riuscito a liberarsi?
«Dopo che hanno frugato dappertutto mettendo a soqquadro la casa - sarà durato una ventina di minuti circa che a me quel periodo di tempo però è sembrato un’eternità - si sono dileguati. A quel punto strisciando mi sono liberato dalla fodera che avevo in testa, poi mi sono trascinato verso la porta e grattando sulla serratura pian piano sono riuscito a liberarmi le mani. Quindi mi sono trascinato dalla parte opposta della camera e con un coltello mi sono liberato i piedi. Ci avrò messo una mezz'oretta buona. A quel punto ho potuto chiamare i soccorsi. Meno male che nonostante lo choc per quanto appena accaduto sono riuscito a reagire e a rimanere lucido, se no chissà dopo quanto tempo mi avrebbero trovato».
E ora come si senti dopo questa disavventura? È preoccupato nel dover tornare nella sua abitazione?
«Ora si torna alla normalità, anzi ora devo andare che mi aspettano per la denuncia e poi devo preparami perché oggi pomeriggio - ieri per chi legge - ho un funerale».
Marcello Ferrari