Nel maxi traffico di coca anche il nuovo “Maniero”
Condannato Ferdinando Scremin, uomo della Mala del Brenta trapiantato in città Da 20 anni conosciuto a Ferrara come il “manager”, nei guai il fratello Gianfranco
Eppure ritornano: i nomi di Ferdinando e Gianfranco Scremin, padovani di nascita e carriera criminale, ma ferraresi d’adozione da 20 anni. Gli stessi nomi che compaiono dal 1995 in poi nelle cronache cittadine e adesso ritornano dopo l’ennesima stangata in tribunale, ma a Pisa, non a Ferrara o in mezza Italia dove in passato hanno accumulato condanne e pene per la loro attività di trafficanti internazionali di cocaina. Ferdinando e Gianfranco Scremin abitano a Ferrara e Poggio Renatico, trapiantati qui da noi e indicati come gli eredi della Mala del Brenta, tanto che Ferdinando, - il più famoso - nelle nostre cronache - che riportavano gli spunti offerti dagli inquirenti ferraresi, autori di blitz e maxi operazioni antidroga - viene indicato come il “nuovo Maniero”, soprannominato «il manager» per come riusciva a gestire il traffico di coca e a organizzarlo dalla Colombia all’Europa, all’Italia. Una abilità quella di Ferdinando che lo portava addirittura - dopo le condanne e dopo aver ottenuto l’affidamento in prova - a gestire il traffico di cocaina dal carcere dell’Arginone, dove era in semilibertà. Tutto fu scoperto dalla squadra mobile di allora, Operazione Sioux, anno 2002.
Il suo nome è tornato alla ribalta in questi giorni perchè compare con il fratello tra gli imputati condannati dal tribunale di Pisa, su richiesta della procura antimafia di Firenze, tutti condannati per un maxi traffico di cocaina e sequestro di 54 chili di polvere bianca fatta arrivare in Italia dalla Colombia. I fratelli Scremin facevano parte di questo gruppo, offrendo la loro esperienza ventennale nel campo del traffico di droga. Erano in affari con imprenditori toscani del settore dell'abbigliamento e dei trasporti, che avevano cercato di rifinanziare le loro aziende in crisi dando vita a questa organizzazione criminale, con lo scopo di vendere cocaina, comprata direttamente in Colombia e portata in Italia via mare. La pena più alta è stata di 14 anni e mezzo ad un imprenditore fiorentino di Firenze, Michele Belcari. Ed era proprio Belcari ad aver pensato al gruppo criminale, avvalendosi di loro, eredi della vecchia “Mala del Brenta', i fratelli Scremin, condannati a otto anni e 7 anni.
Poi via via le altre pene, dai 7 anni in giù agli imprenditori Donato Mecca, Mirko Vasoli ed Enzo Pascoletti. E sei anni per Carlo Scotto, dipendente del porto di Livorno dove sarebbe dovuta arrivare la droga. Questa l’attualità delle posizioni dei due fratelli Scremin, conosciutissimi a Ferrara, per l’operazione Sioux, altra grande operazione antidroga della polizia di Ferrara e della procura locale che portò nel 2002 alla cattura di 8 trafficanti, lui compreso, che gravitavano attorno al boss del gruppo, un greco, Costantinos Valianos, in contatto con i cartelli colombiani della cocaina che movimentava partite di coca a 100 chili a botta. Scremin era diventato un punto centrale dell’organizzazione. Ed era talmente abile - raccontavano 15 anni fa gli inquirenti - da riuscire a gestire il traffico nel ruolo di detenuto in semilibertà, di giorno quando usciva dall’Arginone. In questo ruolo era diventato un riferimento dello spaccio nel tra Milano, Padova, Ravenna e Ferrara e del traffico di cronaca, le conoscenze che negli anni ha accumulato coni boss albanesi e colombiani. In affari con il gruppo toscano c’è finito per questo motivo. (d.p.)