Omicidio di Ferrara: si chiama come il ricercato e lo portano in caserma
Simone Bertocchi di Porotto vittima di un caso di omonimia: «Non c’entro nulla. Giusto verificare tutto, però che effetto vedere i carabinieri davanti a casa»
POROTTO. Il suo unico torto è stato quello di chiamarsi come la persona ricercata per l’omicidio di Fossanova, ma Simone Bertocchi, 38 anni, residente a Porotto, con il delitto non ha nulla a che fare. Per due ore però, per colpa di quella omonimia, la sua vita si è intrecciata con la tragedia di Roberto Tosi Savonuzzi e Raffaela Pareschi. Verso le 11 di ieri mattina, infatti, i carabinieri si sono presentati a casa sua per portarlo nella caserma di via Del Campo, per verificare la sua posizione.
«Ero andato al Barco, nel bar di mia mamma, a prendere i cappellacci per il pranzo della domenica - racconta - Al ritorno faccio appena in tempo a portare tutto in casa che sento suonare il campanello e mi vedo davanti i carabinieri che mi dicono di prepararmi per andare via con loro. “Ma io non ho fatto niente”, ho pensato, e in fondo ero tranquillo perché non ho mai avuto nessun guaio. Tra l’altro qui a Porotto ci conosciamo tutti e l’incredulità era generale».
Ma solo una volta arrivati in caserma, insieme alla convivente Paola, una ragazza polacca, l’equivoco generato dall’omonimia ha potuto essere ufficialmente chiarito. «Però che impressione essere portato via con due pattuglie. Poi in caserma dopo i controlli da parte del capitano la cosa si è risolta. Del resto io e la persona ricercata abbiamo età diverse, perché l’altro è del 1980, e poi la sua fidanzata è italiana, mentre la mia compagna è polacca. Diciamo che sono state due ore un po’ surreali, ma è anche vero che di fronte a un’indagine per un reato così grave come l’omicidio gli scrupoli non sono mai abbastanza, e lo capisco».
Simone, che lavora nel bar della madre ed è anche conosciuto come organizzatore di eventi (come il “Bike and Roll” a Malborghetto) non nasconde però la sua preoccupazione per gli eventuali “effetti collaterali” della sua disavventura, ovvero la proliferazione incontrollata di informazioni inesatte online che rischiano di prolungare virtualmente lo spiacevole equivoco: «Sto ricevendo alcuni messaggi da amici e conoscenti allarmati, perché credono che io possa essere coinvolto. Mi è anche arrivato un messaggio che mi avvisa che da qualche parte su Internet sono indicato come l’autore della sparatoria, con tanto di mio indirizzo qui a Porotto. Ecco, vorrei che questi dubbi venissero spazzati via alla radice: io, Simone Bertocchi, 38 anni, residente in via Ladino, con l’omicidio non c’entro proprio nulla».
E per rafforzare il messaggio, Simone si è anche fatto fotografare: le immagini parlano.