E ora è caccia all’uomo che ha fornito la pistola
Le indagini puntano a capire come e da chi Bertocchi abbia avuto la 6.35, il killer agli inquirenti: «Ero armato perché avevo paura di Roberto Tosi»
FERRARA. Le indagini non sono finite, ovviamente. E non è la solita frase rituale degli inquirenti, quella che pronunciano in successione il pm Stefano Longhi e gli ufficiali dei carabinieri ieri sera in conferenza stampa. Perchè adesso le indagini, dopo questi giorni frenetici alla caccia del killer, dovranno concentrarsi sugli aspetti non ancora chiariti.
Il movente da trovare. Bertocchi interrogato a lungo ieri ha dato una spiegazione sul movente dell’omicidio e del tentato omicidio (i contrasti con Tosi) e sul perchè fosse armato di quella piccola pistola calibro 6.35. Doveva andare a Fossanova a fare dei lavori nella casa. E allora perchè andarci con in tasca un piccolo revolver, acquistato chissà dove e da chi?
Minacciato da Tosi. Bertocchi agli inquirenti ha detto che aveva paura, quando andava nella casa di Fossanova, perchè la vittima Roberto Tosi lo aveva già minacciato diverse volte con la pistola, che gli aveva mostrato. Sapeva che Tosi ne aveva due di armi, in casa regolarmente denunciate(una di queste era sparita, ma poi è stata ritrovata in un garage) e aveva paura di quel vicino.
Ma è possibile come spiegazione? Non è possibile, come potrebbe non esserlo per i contrasti sulla casa e i dissidi con Tosi stesso: e se fossero solo coincidenze con un possibile movente ancor più grave, della paventata denuncia che Tosi (lo annunciò ad un amico delle forze dell’ordine) voleva fare perchè Bertocchi - questo il sospetto - si appropriava della pensione di Vittorio Chiccoli?
La pistola che non c’è. Le indagini continuano anche sul fronte della pistola, sulla persona che avrebbe ceduto l’arma a Bertocchi. Ieri erano in corso questi accertamenti, poichè ovviamente Bertocchi avrebbe indicato chi l’ha fornita. Dunque le indagini potrebbero concentrarsi anche su questa persona che fa parte delle frequentazioni di Bertocchi, quel pezzo di “Ferrara di sotto” che vive alla giornata.
Ma oltre le indagini in corso, occorre ricordare che tutto ciò che è accaduto ieri, dovrà essere validato da un giudice terzo.
Domani dal giudice. L’arresto di Bertocchi dovrà infatti essere convalidato presto. L’udienza è stata fissata davanti al giudice per giovedì mattina quando Bertocchi dovrà spiegare di nuovo il perchè e come del delitto di Fossanova. Sarà un secondo round con legali da una parte ed inquirenti dall’altra.
Tre giorni pieni . Inquirenti che in questi tre giorni hanno lavorato senza tregua. Pe procura e carabinieri di Ferrara (dagli ufficiali ai semplici militari e marescialli) un lavoro senza sosta, dall’arrivo sul luogo del delitto, alle 10 di domenica 24 luglio, fino al termine degli interrogatori-fiume a Simone Bertocchi e William Biancucci. Nel corso della conferenza stampa, non a caso il sostituto procuratore Stefano Longhi ha voluto ringraziare pubblicamente i carabinieri, rappresentati dal comandante provinciale Carlo Pieroni e dal comandante della Compagnia di Ferrara, Marcello Mari e dal comandante del Reparto investigativo Giacomo Gandolfi «che hanno lavorato ininterrottamente in un periodo non facile per la carenza di personale». E lo stesso comandante Pieroni ha elogiato «impegno dell’Arma e attività della procura, e grazie a tutti siamo arrivati alla risoluzione di questo caso di omicidio e tentato omicidio». (a.m. e d.p.)