Ferrara, omicidio Tosi: «Era l'assassino a prendere la pensione»
Simone Bertocchi si presentava in banca con Vittorio Chiccoli, e i soldi del vecchio sparivano
FERRARA. Si presentava spesso, Simone Bertocchi, a ritirare la pensione di Vittorio Chiccoli, l’anziano zio della sua fidanzata. Non solo nella circostanza che Roberto Tosi, la vittima, aveva scoperto e voleva denunciare, forse, condannando se stesso a morte. Bertocchi accompagnava l’anziano non in modo disinteressato, secondo gli inquirenti, perchè del possibile patrimonio di Vittorio Chiccoli, nel suo conto corrente, oggi è rimasto poco o niente: non a caso gli ammanchi - già conteggiati dagli inquirenti - sarebbero sopra i 20mila euro. Vi sono già riscontri e conferme copiosi di quanto è emerso in questi giorni sul possibile movente dell’omicidio, su quella pensione dell’anziano che veniva fatta uscire dal conto corrente di Vittorio Chiccoli.
Nuove prove raccolte. I carabinieri che stanno indagando sull’omicidio di Roberto Tosi e sul tentato omicidio di Raffaela Pareschi hanno svolto in questi giorni una serie di attività e raccolto anche le testimonianze - a sommaria informazioni come dicono in gergo tecnico - di chi si vedeva arrivare Chiccoli, accompagnato da altre persone. «Veniva spesso con un giovane», avrebbe confermato un dirigente di banca, forse lo stesso che Roberto Tosi, la vittima, aveva interpellato pochi giorni prima dell’omicidio, sul fatto che Vittorio Chiccoli nonostante avesse quella pensione di 800 euro al mese, e non avesse una vita dispensiosa (anzi tutt’altro), si lamentava sempre di non aver soldi. E che realmente non ha, nel conto pressochè ripulito
Tosi lo voleva denunciare. Come raccontato dalla Nuova Ferrara, l’esposto che Tosi stava preparando contro lo stesso Bertocchi per concretizzare i sospetti che il giovane prendesse la pensione dell’anziano, sarebbe la pista giusta per dare un perchè plausibile a questo delitto, assurdo e senza spiegazioni. Bertocchi interrogato e assistito dall’avvocato Barbara Grandi - codifensore con Sergio Pellizzola - nel faccia a faccia durato quasi tre ore - non avrebbe fatto il minimo cenno a quella pensione che si sarebbe intascato. Nemmeno gli inquirenti - per dovere di cronaca - gli hanno chiesto conto di questo. Ma non è ancora il momento, si faccia attenzione. Certo, Bertocchi ha fissato sulla registrazione dell’interrogatorio e poi sulla carta dei verbali che la causa scatenante degli spari con cui ha ucciso e ferito è dovuta a quei dissidi tra lui e Tosi, contrasti che andavano avanti da tempo. Ma da quanto si apprende, il movente della pensione è realmente la pista su cui lavorano con più convinzione i carabinieri.
Quella pensione rubata. Un movente quello della pensione rubata che nasce dalla testimonianza - lo ricordiamo - dell’amico di Tosi, cui la vittima aveva confidato quei sospetti su Bertocchi.
Quell’esposto fatale. L’amico, un esponente delle forze dell’ordine, dopo la scoperta della tragedia (dalla Tv, domenica sera, un’ora prima di incontrare Tosi), ha infilato tutti i suoi dubbi e ricondotto la morte dell’amico a quell’esposto che Tosi aveva già preparato, che dovevano rivedere assieme, limando le questioni tecnico-legali, per inoltrarlo il prima possibile ai servizi sociali o alla procura. Contro Bertocchi ovviamente. E di questo Bertocchi sarà chiamato a rispondere. Non al momento. Prima dovrà farlo di nuovo sull’omicidio.
Domani davanti al giudice. Domani dovrà ripetere tutto ciò che ha riferito - con una serie di contraddizioni che gli inquirenti stanno riscontrando - davanti al gip Silvia Marini nell’interrogatorio di convalida dopo il fermo deciso dal pm Stefano Longhi. Domani, per Bertocchi, procura e carabinieri chiederanno la misura cautelare in carcere, ovvia, scontata. Perchè lui ha sparato, ucciso e ferito. Davanti a William Biancucci, l’amico - solo presente- che aveva portato con sè per far lavori nella casa di Fossanova e per questo adesso è libero ma è indagato per concorso in omicidio e tentato omicidio.
Libero ma ancora dentro. Per Biancucci non c’erano le condizioni per arresto o custodia in carcere. Così ha valutato la procura, perchè se Biancucci era presente e non ha denunciato il delitto di cui è stato testimone, lo ha fatto perchè aveva paura e non è scappato, da casa sua. Nella stessa casa dove i carabinieri sono andati a prenderlo, qui in città: poteva fuggire, non l’ha fatto. Quanto basta per essere libero. Ma non fuori dall’inchiesta.