Dalla Quercia al macello la Copparo dimenticata
Un tempo noti posti di ritrovo e lavoro, oggi sono ricoperti da rovi e macerie Intanto in via del Lavoro spunta una discarica abusiva per vecchi frigoriferi
COPPARO. Un tempo luoghi ambiti, frequentati, spazi d’incontro, festa. Oggi ruderi. Luoghi di divertimento e luoghi di lavoro. Una pena. È il caso, solo per fare un esempio (sul territorio ve ne sono a decine), del ristorante-dancing-bar-pizzeria La Quercia, via Provinciale per Ro. La foto a destra (nel foto servizio di Filippo Rubin) induce alla malinconia: l’insegna verde su sfondo bianco col nome del locale c’è ancora, ma a comandare, adesso, sono i rovi, le erbacce alte alte che coprono quello che resta della muratura. Uno dei pochi locali ristoranti (venne chiuso alla fine degli anni settanta/inizio ottanta) ad essere dotato di discoteca attigua. Ai tempi, proprio per questo, super frequentato. Sempre pieno. Clienti da Copparo, da Ferrara, dal Veneto. Impossibile anche solo gettare un’occhiata oltre la coltre di verde perché si rischia di dover scansare bisce, nutrie e stormi di colombi che qui trovano riparo. Liti giudiziarie, aree di proprietà privata (nelle quali, quindi, il Comune competente fatica ad intervenire con ordinanze o provvedimenti simili. Il calo delle risorse economiche a disposizione degli enti locali fa poi il resto) e casi limite impediscono il recupero di questa struttura, o forse nessuno ci pensa. Si cambia zona, ma purtroppo queste cattedrali dimenticate che si preparano a diventare, a loro modo, parte della storia, non cambiano. Via per Guarda ne è un esempio. Latte Ala, o meglio l’ex Latta Ala, altra gloria industriale di Copparo, altra tessera staccatasi dal mosaico che, più di 40 anni fa, costituiva parte del tessuto connettivo di queste terre. Di fronte a ciò che resta di quello che una volta fu il Latte Ala, sorgono (si fa per dire) le vestigia (ma la parola macerie rende meglio l’idea) del macello di Copparo, anche quello da anni e anni dimenticato. Ormai è un pezzo della Copparo che fu con cui convivere. Altra zona, altra ferita. Siamo in via del Lavoro, zona Berco: occorre proseguire in auto fino al termine della strada, dove poi l’asfalto s’interrompe e lascia il posto alla campagna aperta. Il titolare di un’azienda è sul posto per un “sopralluogo”, preferisce (ma ormai siamo abituati) mantenere l’anonimato ma si capisce subito che è uno informato: «Guardi, guardi là - ci indica - , ecco questa “bellissima” discarica abusiva. Eccola». C’è un po’ di tutto, gli autori di questo scempio (a 10 metri dalle terre coltivate) hanno fatto in modo che non mancasse nulla: buttati alla rinfusa, in mezzo ad altri rifiuti (pericolosi?) ci sono anche due frigoriferi, uno in piedi e l’altro coricato su un lato. «Sa cosa è successo una sera? Sono arrivato qui mentre facevo un giro, diciamo.... di controllo - prosegue il nostro prezioso interlocutore - , c’era un ragazzo che svuotava la macchina e buttava tutto lì. Ho chiesto: ma cosa sta facendo, perché viene qui per smaltire un frigorifero? Sa cosa mi ha risposto? E dove devo andare? Ha capito adesso?». Da sottolineare un particolare per nulla trascurabile. Area, la società che gestisce la raccolta rifiuti (che ha sede a Copparo, ed è quindi comoda da raggiungere), viene fino a casa per ritirare i cosiddetti rifiuti ingombranti, proprio i frigoriferi. Un esempio che dovrebbe servire per legarsi ad un altro ragionamento: non diamo tutte le colpe al Comune, e guardiamo con più attenzione i comportamenti (troppo spesso privi del benché minino senso civico) nostri e di chi ci sta accanto. La Lega Nord di Copparo ha promesso di interessarsi a questi casi. Staremo a vedere.
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