Meningite fulminante e letale: «Ma il vaccino la previene»
Libanore (Malattie infettive): può insorgere in sordina e quando i sintomi diventano significativi può essere troppo tardi
FERRARA. Chi conosce i meccanismi della malattia descrive una vera e propria invasione: i batteri (ma esistono anche forme virali) proliferano e si diffondono con una velocità tale che il sistema innunitario non ha la possibilità di arginare l’attacco. Per questo motivo la chiamano meningite fulminante, perché nel giro di poche ore si porta via il paziente, come è successo ad Alessandra Covezzi, 24enne di Ferrara, stroncata dal male martedì scorso a Milano. «Può essere trasmessa da diversi tipi di germi - spiega il dirigente del reparto di Malattie infettive del Sant’Anna, Marco Libanore - virus e batteri. Ce ne sono diversi ceppi e quelli della versione meningococcica fulminante sono tra i più virulenti. Il loro ingresso nell’organismo attiva la produzione di proteine specifiche, dette citochine, che stimolano reazioni gravi in molti organi, come fegato, reni, polmoni, apparato digerente. Ne risente anche il sistema cardiovascolare, dove si possono determinare ischemie ed emorragie».
L’insorgenza dei sintomi può ingannare il paziente: febbre, stanchezza, mal di gola e mal di testa possono essere comuni ad altre patologie certamente meno aggressive e non letali. Il sonno, lo stato soporoso, può essere un segnale preoccupante. «Il problema è che quando l’ammalato inizia a considerare particolarmente significativi i sintomi la malattia è già progredita e potrebbe essere arrivata al punto di non ritorno rendendo inefficace ogni terapia», prosegue Libanore. In ospedale la puntura lombare con l’analisi del liquido cefalorachidiano può confermare la presenza del batterio. L’incubazione dura al massimo qualche giorno, il germe che all’esterno dell’organismo sopravvive per poco tempo si trasmette per via aerea attraverso il contatto con naso o gola.
Non necessariamente il contagio avviene tra persone ammalate: spesso sono i portatori sani i “mediatori” dell’infezione. In provincia, ricorda Libanore, si registrano 10-12 casi all’anno di meningite, ma la forma letale si presenta con una cadenza molto meno frequente, ogni 2-3 anni. «In circolazione ci sono diversi ceppi di meningite - aggiunge il dirigente del reparto ospedaliero di Malattie Infettive - ma sono stati messi a punto specifici vaccini, anche per la meningite meningococcica di tipo B e per quella di tipo C (la stessa che ha colpito Alessandra Covezzi), vaccini che possono essere somministrati ai bambini.
«Vaccinarsi salva la vita a se stessi e agli altri. Il vaccino non solo si può, ma si deve fare», commenta Luca Bernardo, direttore della Casa pediatrica Asst Fatebenefratelli-Sacco.