Non parla il killer che spara alle spalle
Bertocchi non risponde, il giudice lo tiene in carcere. L’arma? «Sono certo, l’ho buttata nel fossato». E l’autopsia lo inchioda
Si è costituito, ha confessato e raccontato la sua verità, ma adesso non parla più: Simone Bertocchi, l’assassino che ha sparato alle spalle delle sue vittime, uccidendo Roberto Tosi e ferendo Raffaela Pareschi, ieri mattina in carcere, all’interrogatorio davanti al gip Silvia Marini e al pm Stefano Lnghi, si è «avvalso della facoltà di non rispondere». E così, l’atto che avrebbe potuto chiarire il delitto di Fossanova, invece, si è risolto in una mezzoretta scarsa e poi tutti a casa, non Bertocchi che resta in carcere per l’ordine di custodia firmato dal giudice Marini per omicidio, tentato omicidio e porto abuso d’armi. L’avvocato che lo ha assistito, Barbara Grandi, gli aveva fatto presente, pochi minuti prima del faccia a faccia coi magistrati che tanti e troppi dettagli del suo racconto non coincidono coi riscontri degli inquirenti che da domenica stanno setacciando la sua vita, le sue frequentazioni, chi lo ha aiutato nella latitanza di 46 ore, chi gli ha venduto la pistola. Il legale lo aveva soprattutto sollecitato sulla pistola, che non si trova e lui, quasi piccato, ha risposto in modo netto: «L’ho buttato nel fossato, ne sono certo». Le ombre, però, restano. E allora lui ha «preferito non parlare, ma posso farlo dopo?» avrebbe chiesto. Potrà farlo quando vorrà, ma già la sua credibilità, viene messa in discussione. Nei prossimi giorni l’avvocato Grandi tornerà a trovarlo in carcere assieme al collega, di fiducia, Sergio Pellizzola che rientrerà dalle vacanze. Rifaranno il punto con Bertocchi e sarà il momento per illuminare le ombre che restano. Sulle accuse raccolte contro l’assassino che spara alle spalle, come l’autopsia avrebbe confermato. Risultati dell’autopsia che divergono e coincidono col racconto di Bertocchi, sul come abbia sparato a Tosi: «Stava andando di lato, l’ho colpito a un fianco, poi si è girato verso di me, l’ho colpito all’dome ed è caduto a pancia in sù». Conferma Bertocchi soprattutto che «tra il primo e il secondo sparo la pistola ha fatto cilecca». Ora coi risultati del’autopsia però le ombre su questa verità si addensano: Bertocchi ha sparato in linea retta rispetto le spalle di Tosi, lo ha colpito a metà della colonna vertebrale, non di lato. Poi, Tosi, girandosi e cadendo all’indietro (sparo dall’alto al basso) è stato colpito all’addome, al fegato: il colpo mortale. Una prima sommaria ricostruzione che se confermata aggrava la posizione di Bertocchi che apre lo scenario dell’aggravante della premeditazione: non si può sparare alle spalle ad un uomo perchè ti minaccia, la sua difesa. «Dobbiamo ancora capire molte cose» si limita a dire l’avvocato Grandi che ah convenuto con la scelta di Bertocchi di non parlare, perchè «è ancora disorientato». Ne avrà di per riflettere sulla sua verità e sulla sua vita, che verrà congelata per almeno i prossimi 25/30 anni, la possibile condanna: col “marchio” dell’assassino che ha sparato alle spalle.