«Abbiamo 1.400 unità da pesca»
L’incessante lavoro della Guardia costiera in un territorio difficile
GORO. L’Ufficio locale Marittimo di Goro, diretto dal maresciallo Fabrizio Salvemini, è tra le istituzioni più radicate con la realtà lagunare gorese. L’Ufficio guidato da Salvemini, si occupa di una quantità innumerevole di compiti, “prettamente amministrativi, correlati ad iscrizioni ed immatricolazioni e al rilascio di autorizzazioni nell’ambito della pesca”, come spiega lo stesso comandante. Dall’iscrizione al varo della nave, al rilascio della licenza di pesca, che abilita all’esercizio della relativa attività di pesca, l’Ufficio locale Marittimo di Goro fa fronte ad una quantità considerevole di adempimenti amministrativi, «tenuto contro che abbiamo la flotta peschereccia – sottolinea Salvemini -, che è la terza a livello nazionale dopo Venezia e Civitavecchia con circa 1400 unità da pesca, l’80% delle quali adibita alla miticoltura, sostanzialmente si parla di raccolta delle vongole, oltre alle unità dedite alle cozze». I numeri della marineria locale naturalmente comprendono entrambe le realtà di Goro e Porto Garibaldi e giustificano l’intensa attività operativa della Guardia Costiera, sia nell’ambito della prevenzione, che in quello della repressione. «Le normative europee sono molto stringenti – rileva il Comandante Salvemini – e la loro applicazione è complessa, in relazione alla quantità di unità operative e di lavoratori che vi operano, perché parliamo di 1400-1500 addetti solo per la sacca di Goro, oltre a quelli che vanno in mare aperto a pescare a tutti gli effetti». Anche a Goro il personale della Guardia Costiera dal 28 maggio scorso ha intensificato i controlli nell’ambito della miticoltura, attuando in un paio di occasioni il sequestro delle idrorasche da fondo, oltre a quello di reti, di novellame di vongole e di prodotti ittici.
Katia Romagnoli