«Si è ammalata fuori stagione»
Contini: la ragazza è stata sfortunata, il batterio più attivo col freddo
«La ragazza è stata molto sfortunata - commenta Carlo Contini, ordinario di Malattie infettive del Dipartimento di Scienze mediche di Unife - quel batterio predilige la stagione autunnale-invernale mentre siamo in piena estate. Forse è stato agevolato anche da un fisico vulnerabile». Il professore non ha seguito direttamente il caso sanitario di Alessandra Covezzi, 24 anni, ferrarese, studentessa di chimica alla Statale di Milano, ma nelle notizie pubblicate negli ultimi giorni dopo il decesso, provocato da una meningite meningococcica di tipo C fulminante, ha colto un aspetto «anomalo».
Contini ha trattato l’argomento pochi mesi fa, in un’intervista pubblicata sul sito di Unife. Oggi ritorna sull’argomento sottolineando che «la diagnosi in questi casi deve essere particolarmente tempestiva, si deve agire subito, al manifestarsi dei primi sintomi (cefalea violenta, febbre, vomito, confusione mentale, mialgia, fotofobia) perché l’evoluzione della malattia è così veloce che la terapia antibiotica rischia di non essere efficace».
La profilassi riduce al lumicino il rischio per chi è venuto in contatto con l’ammalato. Sono una sessantina le persone, la maggior parte concentrate a Milano (a Ferrara, al lido di Spina, di fatto solo il nucleo familiare) che hanno avuto contatti con la giovane nei 7-10 giorni precedenti l’insorgenza dell’infezione. La prevenzione è affidata al vaccino: oggi ne sono reperibili diversi tipi, studiati per contrastare i vari ceppi batterici, compreso il tipo C che è anche il micro-organismo che ha scatenato l’epidemia in Toscana.
Un aspetto che forse non è conosciuto abbastanza è che spesso il contagio attraverso il batterio o il virus (esistono anche forme virali di meningite) è determinato da portatori sani. Soggetti che hanno vissuto a stretto contatto o hanno avuto contatti prolungati con la persona che poi si ammala ma non manifestano i sintomi della meningite. Il germe si annida nel naso e nella gola. Contini ricorda che «può essere sufficiente uno starnuto o un colpo di tosse, ma anche bere nello stesso bicchiere, per trasmettere l’infezione».