Aziende, segnali di ripresa per ordinativi e fatturato
Osservatorio di Confindustria Emilia: nel 2021 lieve calo della cassa integrazione Aumentano invece il ricorso allo smart working e le spese per la sicurezza
Una situazione economica in miglioramento, con le previsioni sul fatturato 2021 che mostrano segni di progresso rispetto al 2020 e un ricorso, leggermente in calo, della cassa integrazione nei primi mesi di quest’anno rispetto a settembre 2020.
Da considerare comunque che la riduzione media del fatturato 2020 dell’11% non sembra essere destinata al recupero totale, visto che la crescita media del fatturato prevista nel 2021 è del 7%: «ma ci sono imprese che stanno performando molto bene in termini di portafoglio ordini e fatturato nei primi mesi del 2021 – è stata la considerazione del presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi – ci auguriamo un recupero maggiore di quello previsto».
Sono questi i principali risultati che emergono dalla quinta edizione dell’Osservatorio di Confindustria Emilia, che tiene monitorato l’impatto del covid sulle imprese associate.
Un campione di 713 aziende (84% è manifatturiero), per quasi 55mila dipendenti e 23 miliardi di fatturato, che prevedono, a consuntivo d’anno, una dinamica tendenziale media positiva della propria attività economica. A consuntivo 2020 intanto il 63% delle aziende ha registrato una riduzione significativa del fatturato, a fronte del 79% che lo prevedeva a settembre 2020, all’86% di maggio, al 91% di aprile e al 94% di marzo. E cala la percentuale di aziende che denuncia un segno meno per quanto riguarda gli ordini: a marzo 2021 è il 35% contro il 68% di settembre 2020 e l’80% di aprile. Dal punto di vista delle filiere le aziende che a marzo 2021 denunciano un calo di ordini significativo riguardano turismo e cultura (79%), moda e lusso (73%), agroalimentare (52%).
Si registra poi il calo della cassa integrazione nei primi mesi del 2021, con il 23% della aziende a ricorrere all’ammortizzatore contro il 29% di settembre 2020, il 63% di maggio e il 79% di aprile; il 28% delle aziende però prevede di ricorrervi nei prossimi mesi, visto anche il perdurare della pandemia. Che ha indotto peraltro la maggior parte delle aziende a ricorrere a forme di smart working più di quanto non si fosse previsto di fare a fine 2020: vi ha ricorso il 52% contro il 18% che a settembre 2020 prevedeva appunto di continuare con il lavoro a distanza. Secondo i calcoli di Confindustria Emilia il ricorso allo smart working ha riguardato il 23% dei dipendenti nel primo bimestre del 2021. Per i prossimi mesi sale al 56% la percentuale di chi pensa di farvi ancora ricorso (previsto per il 25% dei dipendenti delle aziende), e per il futuro post pandemia oltre il 30% utilizzerà parte della forza lavoro in smart.
Fra i dati dell’Osservatorio emerge anche che più di un quarto delle aziende ha sostenuto costi per l’implementazione delle misure di sicurezza superiori al 5% del costo del lavoro prepandemia; e il 22% delle aziende dichiara di aver sviluppato o potenziato gli investimenti in piattaforme digitali per il commercio elettronico: fra le filiere più attive in questo senso si trova quella della moda (58%), della chimica (41%) e del turismo (36%).
Per quanto riguarda la sicurezza, lo screening sui lavoratori per individuare i positivi è stato fatto dal 37% delle aziende con percentuali elevate da parte dei collaboratori, e dei 54. 240 addetti presi in considerazione dall’Osservatorio il 2,3% è stato contagiato nei primi due mesi del 2021, «significa che il modello organizzativo ha tenuto – diceva Caiumi – oggi le imprese non vengono più viste come possibili rischi di contagio, grazie alla prevenzione e alla formazione». —
Giovanna Corrieri
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