Nuova tecnica operatoria per il tumore al colon «Il paziente può tornare ad una vita normale»
S. Anna centro di riferimento dopo l’intervento eseguito in Chirurgia 2 Il paziente trattato così ho potuto togliere il sacchetto per la stomia
L’annuncio
«Quando ti viene diagnosticato un tumore la tua vita cambia completamente». Così racconta la sua drammatica esperienza Mauro Govoni, 61 anni, paziente ferrarese recentemente sottoposto a un intervento chirurgico innovativo, a Ferrara, che gli ha consentito di tornare a vivere una vita quasi normale nonostante l’asportazione della parte finale dell’intestino. «Dopo aver effettuato lo screening per la prevenzione del tumore al colon-retto – ricorda il paziente – nel mese di luglio 2020 sono risultato positivo al test e la colonscopia ha rilevato il tumore».
Il colloquio con il chirurgo Daniele Marcello, al Sant’Anna, era stato molto franco: «Con estrema chiarezza e sincerità, mi aveva esposto il percorso da seguire per l’asportazione del tumore, preannunciandomi che avrei dovuto subire una momentanea ileostomia (l’estremità dell’intestino tenue collegata direttamente all’esterno attraverso un taglio della pelle, ndr) – ricorda Govoni - Il 16 ottobre sono stato sottoposto all’intervento chirurgico e la nuova tecnica del team chirurgico del professor Carcoforo mi ha permesso di togliere – dopo pochi mesi – il sacchetto per la stomia». Govoni ringrazia il personale sanitario che lo ha curato e assistito riconoscendone «la grande professionalità e dedizione», ma non dimentica di citare il valore «di una precoce diagnosi e prevenzione regolare» che «può salvare la vita umana». L’equipe chirurgica e riabilitativa che lo ha operato è composta dal professor Paolo Carcoforo, direttore della Chirurgia 2 del S. Anna e dai dottori Daniele Marcello, Giorgio Soliani e Simona Ascanelli.
Tecnica e risultato
Il tumore al colon rappresenta la seconda neoplasia per incidenza in Italia. La tecnica utilizzata a Ferrara per trattare questo caso clinico «coniuga l’aspetto chirurgico con quello della riabilitazione e rappresenta un ulteriore passo avanti per un trattamento sempre meno invasivo dei pazienti», sottolinea l’azienda ospedaliera.
L’intervento chirurgico per neoplasie del colon-retto prevede l’asportazione della porzione di intestino malata e dei linfonodi vicini. Se la distanza tra la massa tumorale e l’ano è particolarmente ridotta, «si rende necessario un intervento demolitivo che prevede l’asportazione del retto e dell’ano e quindi obbliga il paziente ad evacuare le feci in un sacchetto per tutta la vita», precisa l’ospedale.
Grazie a una nuova tecnica operatoria, però, in gran parte dei casi si può salvare l’orifizio sia attraverso l’utilizzo di sofisticati sistemi di dissezione chirurgica (l’innovativa tecnica mini-invasiva è denominata chiamata Ta-Tme, da Trans Anal Total Mesorectal Excision), sia utilizzando un trattamento di radioterapia e chemioterapia pre-operatorio.
Il risultato combinato è che l’asportazione del tumore non comporta automaticamente anche la demolizione dello sbocco naturale dell’intestino, praticando una sutura tra lo sfintere e il colon.
Dopo l’operazione occorre una specifica riabilitazione funzionale dei muscoli del pavimento pelvico e dell’ano associata a particolari indicazioni dietetiche e nutrizionali. Il paziente verrà quindi seguito periodicamente da specialisti in un percorso di follow-up.
Il modello ferrarese
«Quando parliamo di cancro il tema prioritario è intervenire per salvare la vita e guarire il paziente. Ma contestualmente è importante, soprattutto per determinate patologie che richiedono interventi demolitivi, cercare di garantirgli anche la qualità di vita successiva», sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini. Ricerca e tecnica clinica, cioè, possono essere «finalizzate anche al mantenimento di buoni livelli di vita per pazienti affetti da patologie gravi. Questo di Ferrara è un esempio che va esattamente in tal senso». Un risultato ottenuto grazie al fatto che l’azienda ospedaliera fonde ricerca e assistenza, sottolinea il commissario straordinario Paola Bardasi. Che aggiunge: «Resta fondamentale il ruolo del follow-up come garanzia di continuità delle cure e di presa in carico del paziente», ma anche l’obiettivo di individuare nuove tecniche terapeutiche «a dimostrazione di quella “sanità nascosta” che gioca un ruolo importante nell’assistenza. E un esempio tra tanti è il percorso dedicato alle donne operate al seno».
«Ferrara rappresenta un centro di riferimento per il trattamento di questa patologia – osserva il professor Carcoforo – L’obiettivo è garantire il miglior risultato possibile in senso oncologico, riducendo al massimo il danno per il paziente: dolore, tempi di ospedalizzazione e conseguenze post operatorie». È fondamentale, a questo proposito, «l’importanza del trattamento riabilitativo-funzionale, soprattutto a livello del pavimento pelvico, e la conservazione della funzione degli sfinteri».
Grazie a questa tecnica «la lesione viene asportata per via trans-anale, senza interventi invasivi – aggiunge il dottor Marcello – Ovviamente la tecnica chirurgica deve essere poi aiutata da una riabilitazione funzionale nel post operatorio». Con la tecnica Ta-Tme operano contemporaneamente due equipe «con approccio laparoscopico addominale e trans-anale sul pavimento pelvico, mediante due diversi video ad alta definizione».
Lo screening
Il programma di screening della Regione Emilia–Romagna per il tumore del colon-retto è rivolto a uomini e donne d’età compresa fra 50 e 69 anni, invitati ogni due anni ad eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. —
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