In ricordo di Livatino Il giudice ragazzino ucciso dalla mafia
A Ferrara da 12 anni gli è dedicata un’aula del nostro tribunale Il Coordinamento Libera: «È diventato un magistrato simbolo»
Leggono uno dopo l’altro i milletrentuno nomi delle vittime innocenti delle mafie: «A tutti loro e a tutte le vittime innocenti delle quali non abbiamo ancora notizie va la nostra memoria e il nostro impegno», spiegano dal Coordinamento “Libera contro le mafie” di Ferrara. Che ieri nella 26a giornata a Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie ha ricordato una di queste vittime, legata a Ferrara, più di tante altre.
Assassinato 31 anni fa
Quella del giudice Rosario Livatino che in un agguato in Sicilia, il 21 settembre 1990, venne assassinato dopo esser stato braccato in una scarpata a fianco della strada statale Agrigento-Caltanissetta mentre si stava recando in Tribunale a bordo della sua auto e senza scorta. Aveva 37 anni, il giudice Livatino, diventato per le cronache il “giudice ragazzino”, ma anche e soprattutto una figura di riferimento per l’impegno dei magistrati contro tutte le mafie. Non poteva che essere così, perché a Ferrara vi è un legame non solo simbolico a lui.
Alcuni suoi familiari hanno vissuto e vivono a Ferrara, tra cui il cugino Salvatore Insenga, che ieri all’iniziativa di Libera ha portato una testimonianza diretta sulla figura di Livatino. Iniziativa che ha visto il coinvolgimento di tanti a Ferrara, a partire da Comune, Centro di Mediazione, Ufficio Stampa del Comune stesso e lo stesso tribunale di Ferrara. Perché, forse non tutti sanno, come ha ricordato l’avvocato Donato La Muscatella, referente del “Coordinamento di Ferrara di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” che «alla sua figura il nostro territorio è già legato, per la presenza di un “luogo di Memoria”». Si tratta dell’aula A del Palazzo di Giustizia cittadino a lui intitolata nel lontano 2009, proprio in occasione di un precedente 21 marzo.
la storia personale
«Abbiamo scelto la figura di Livatino – ha sottolineato Muscatella– non solo perché è giunto da poco a conclusione il processo di beatificazione ma anche per la sua storia personale: perché ha costituito un modello esemplare di credibilità nella responsabilità, di magistrato pacato e inarrestabile, che senza clamori e anche contro il pregiudizio di qualcuno, legato alla sua giovane età, ha portato avanti il suo lavoro, senza timori né aspettative». –
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