Gli operatori funebri chiedono il vaccino
«Il nostro personale entra ed esce ogni giorno dalle strutture sanitarie e dalle abitazioni delle persone defunte. Sebbene i nostri operatori adottino tutte le precauzioni e indossino i dispostivi di protezione individuale, è evidente che i rischi non mancano. Per questo crediamo che gli operatori dei servizi funerari vadano inseriti tra le categorie a rischio, da vaccinare prima possibile».
Michela Pazzi è la portavoce degli operatori dei servizi funerari di Cna; la sua famiglia opera nel settore, a Ferrara, fin dagli anni ’30 del secolo scorso. Non ama i toni allarmistici, ma questa volta ritiene necessario un intervento tempestivo: «non vogliamo certo saltare la fila o rubare il posto a nessuno. Crediamo però che il personale dei servizi funerari vada messo in sicurezza al più presto. In fin dei conti, il nostro è un pubblico servizio giustamente considerato essenziale, che ci espone a rischi non molto diversi da quelli di operatori sanitari, forze dell’ordine, vigili del fuoco».
Rispetto alla prima fase della pandemia le condizioni di lavoro degli operatori funerari sono molto cambiate: “durante la prima ondata era difficile trovare le mascherine e tutti i dispositivi di protezione individuale, che adesso sono disponibili in abbondanza. Questo è un innegabile miglioramento. Inoltre, sono state adottate procedure più sicure per il trattamento della salma. Ma la preoccupazione resta: per il contatto, sia pure protetto, con la salma, e anche per il contatto spesso inevitabile con i famigliari del defunto e altre figure di cui spesso è impossibile conoscere l’effettivo stato di salute». —
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