Simone, universitario «Grazie ai sanitari per avermi guarito»
Per tanti anni, ha guidato un camion in lungo e in largo per tutto lo “stivale” e non c’è mai stato un imprevisto – ad esempio una semplice influenza – che sia riuscito a farlo stare a letto. Il covid-19, invece, l’ha mandato in ospedale, a Cona. Da un anno e mezzo, Giuliano Mantovani, 65 anni, argentano ha smesso ogni attività e si dedica all’orto di famiglia e alla pesca, sua grande passione. Purtroppo per un po’ dovrà stare fermo perché i postumi del covid si fanno ancora sentire anche se «sto bene – dice – e respiro a pieni polmoni, ma si fa per dire». Giuliano è stato ricoverato il 10 marzo e «per la festa del papà ero a casa. Cosa mi è successo? Vede, questo virus può sembrare una semplice influenza e invece ti prende alle spalle subdolamente: non lo vedi ma ti piega. È successo che una notte non riesci a respirare, ti manca il fiato. In realtà, dopo piccole avvisaglie ripetute per alcuni giorni, ho tirato avanti prendendo la situazione un po’ sottogamba visto che avevo qualche linea di febbre, un po’ di tosse associato alla perdita del gusto e olfatto compresi dei dolori muscolari». Giuliano entra nel dettaglio dei classici sintomi del covid quando cioè «non respiri più e allora chiami il 118. Sono arrivati subito e con grande competenza ti aiutano in tutto fino al ricovero che nel mio caso è stato il pronto soccorso dell’ospedale di Cona. Fatti gli accertamenti vengo ricoverato in medicina interna universitaria reparto 3B0 letto 24».
Le cure fanno effetto e così, in 7/8 giorni, il camionista è a casa e con calma ripensa a quel reparto di degenza «dove ho trovato un gruppo di giovani che ti aiutano e ti sorreggono in ogni modo e non solo con le medicine ma anche nei modi di fare, nel metterti in condizioni ottimali per essere lì. Sempre presenti anche sotto il profilo psicologico che sicuramente conta quanto una medicina». —
Giorgio Carnaroli
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