Calunnia, don Bruscagin sceglie il rito abbreviato
GORO. Si svolgerà il 17 maggio prossimo l’udienza in rito abbreviato del processo a carico di don Tiziano Bruscagin, accusato di calunnia e false informazioni in una diramazione del processo per l’omicidio di Willy Branchi, il diciottenne di Goro assassinato nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1988. Ieri la decisione comunicata al giudice dagli avvocati del sacerdote, Milena Catozzi e Marcello Rambaldi. Presente anche il legale della famiglia Branchi, Simone Bianchi. Il prete aveva fatto affermazioni, in passato, tali da far credere in paese che tra i responsabili dell’assassinio ci fossero Francesco e Alfredo Gianella, e il loro padre Ildo, deceduto qualche anno fa. Poi però aveva deciso di restare in silenzio e di non spiegare i motivi che l’avevano indotto a fare quei nomi. Voci che avrebbe rilanciato, questa la versione sostenuta durante l’inchiesta, dopo averle raccolte da altri cittadini.
Una ricostruzione che però non convince la procura (il pm è Andrea Maggioni), che ha lavorato a lungo sul caso e ha raccolto indizi e testimonianze che riporterebbero proprio al sacerdote la paternità di quell’accusa. Da qui il processo che si concluderà fra due mesi. I due Gianella si sono infatti costituiti parte civile, così come anche la famiglia Branchi. L’udienza del 21 gennaio scorso si era chiusa con la richiesta di alcune precisazioni riguardo al capo di imputazione e la possibilità di acquisire alcuni documenti, ritenuti fondamentali per la difesa, dal fascicolo del procedimento principale. Quello che vede accusato don Bruscagin è una sorta di “processo nel processo” perché parallelamente si va avanti per cercare di dare un nome ai responsabili dell’assassinio di Willy. —
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