Genitori anti-Dad «Ai bambini piace ma non è scuola disabitua a studiare»
La protesta di decine di famiglie in piazza Savonarola «I ragazzi ormai vedono gli insegnanti come youtuber»
«I bambini apprezzano la Dad: è un chiaro segno che questa non è scuola» diceva una mamma sul coro di sottofondo “Il computer non è la maestra” che, ieri al flash mob in piazza Savonarola, Priorità alla scuola intonava per chiedere un ritorno sui banchi celere e in sicurezza. «Si alzano più tardi, fanno meno ore, che peraltro durano meno, perché davanti al pc non si può stare più di un tot, ed è tutto più blando, i compiti, le verifiche – proseguiva nelle sue constatazioni la mamma, due figli di 11 e 15 anni – Ho qualche nozione di psicologia e so che la maturità si raggiunge attraverso la socializzazione con i pari, andare a scuola è fondamentale». «Si stanno disabituando allo studio» diceva un altro genitore, tra cartelloni e scarpe, anche vecchie, portate in piazza per rappresentare, nelle parole degli organizzatori, «lo stato di abbandono in cui verte l’istruzione del nostro Paese e ricordare che siamo stanchi che qualcuno “faccia le scarpe” alla scuola pubblica». «La Dad è una… vorrei trovare una parola buona ma mi viene solo buffonata – allargava le braccia un’altra mamma – non è giusto e mi dispiace. I ragazzi non sono a disagio con la Dad ma è una forma passiva di fare scuola: guardano la loro insegnante sullo schermo come se fosse uno dei loro youtuber preferiti. Manca la socialità, quella partecipazione che a livello di energia ti dà solo una classe».
Qualcuno ci aggiunge l’ansia delle connessioni, che a volte saltano, e la penuria, lamentavano soprattutto genitori con figli piccoli, di «metodologie a supporto dei lavoratori, che in altri paesi sono decisamente di più e migliori. Il congedo parentale, per esempio, non è ancora possibile compilarlo online, e va bene che sarà retroattivo ma è previsto: la dimostrazione che fra il dire e il fare...».
Per questo, sottolineavano gli insegnanti ed esponenti di Priorità alla scuola, Girolamo De Michele e Mauro Presini, «l’istruzione in presenza deve tornare ad essere una priorità dello stato. Crediamo si possano creare le condizioni per poter tornare sui banchi in sicurezza». Le scuole devono essere un “presidio sanitario” dicono riproponendo le infermerie scolastiche, «già chieste a maggio, e che oggi avrebbero peraltro consentito di avere il comparto scolastico tutto vaccinato». Inoltre serve «più impegno sui trasporti e più risorse da investire nelle scuole».
Grande attesa per il Recovery Plan, «aspettiamo di vedere il nuovo piano, e l’investimento dovrà essere accompagnato da un preciso progetto scolastico», è l’auspicio degli esponenti di Priorità alla scuola, certi della necessità di tornare sui banchi anche perché «quasi nessun caso di insegnanti o studenti positivi è partito dalla scuola: significa che dentro le scuole si è in sicurezza». Concetto che teneva a ribadire la mamma di una studentessa al primo anno di superiori, «le fasce che hanno pagato di più in questi mesi: con la Dad si è al passo con i programmi ma non ci sono occasioni di scambio umano, che arricchiscono notevolmente la didattica. È la durata della situazione che è arrivata a esaurimento, i ragazzi sono esausti psicologicamente: quindi si torni a scuola, anche al 50%, ma non possiamo vedere scuole chiuse e parchi aperti».
I genitori dei più piccoli si arrangiano, tra nonni e permessi: «Se si tratta di queste due settimane – dicevano – le possiamo anche considerare come lunghe vacanze di Pasqua. Speriamo solo non si vada oltre, per noi e per i bambini, che ne risentiranno di più e si vedrà solo fra qualche anno». —
Giovanna Corrieri
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