Concimi, prezzi alle stelle Agricoltori preoccupati
L’aumento dei fertilizzanti incide in particolare sulla coltivazione del mais Confagricoltura: protesta generalizzata dovuta all’aumento delle materie prime
«Protesta generalizzata dei produttori agricoli conseguente all’aumento delle materie prime, che incide in particolare sui prezzi dei concimi azotati».
A parlare è Confagricoltura Ferrara, che aggiunge: «Tra i fertilizzanti, l’azoto è quello maggiormente impiegato e rappresenta un costo importante per le aziende agricole, soprattutto quelle che non hanno accesso a reflui zootecnici e che già faticano a spuntare guadagni con i seminativi. Il costo di produzione dei concimi, in particolare dei fertilizzanti azotati, è strettamente legato alle quotazioni dei prodotti energetici, per i quali la componente “energia” incide del 60-80%. Dopo un anno di ribassi dei prezzi dei carburanti, si assiste oggi a un continuo aumento dei costi delle materie prime, frutto dell’aumento del prezzo del greggio».
«Un costo che pesa sulle tasche degli italiani, salgono i prezzi di benzina e diesel – continua Confagricoltura Ferrara – e questo incide in maniera sostenuta in particolare sulla produzione di mais, coltura per la quale è preponderante la fertilizzazione azotata. Nell’ultima campagna, il mais aveva registrato un andamento positivo con forti segnali di ripresa produttiva, grazie anche alle condizioni climatiche favorevoli che avevano permesso ottime rese, con valori storici di 112, 3 quintali per ettaro e livelli bassissimi di aflatossine e fumosine. Dopo una lunga stasi, è ora iniziato un ciclo, che si prospetta di lungo periodo, di forti rialzi delle materie prime che coinvolge anche quelle usate in agricoltura, come i concimi e i carburanti. Le cause sono da ricercare, da una parte, negli stimoli fiscali e monetari messi in atto dai governi che hanno fornito liquidità che si è riversata nelle materie prime, dall’altro dall’aumentata domanda aggravata dalla diminuzione delle scorte accumulate nella prima fase della pandemia. Si aggiunga inoltre – dice ancora Confagricoltura – che, provenendo da un decennio di bassi prezzi delle materie prime, si erano fatti pochi investimenti per aumentare le capacità estrattive e produttive. Tornando alle conseguenze per l’agricoltura, l’aumento dei prezzi dei prodotti energetici, gas naturale e petrolio, ha comportato un aumento di tutti i concimi, ad esempio il prezzo dell’urea è passato, in pochi mesi, da 250 euro a 400 euro a tonnellata. È inoltre difficoltosa la sua reperibilità sui mercati internazionali e minore import anche per i concimi prodotti in Ue per i quali si utilizzano materie prime provenienti dai Paesi dell’Est Europa e del Nord Africa, anch’essi con scorte ai minimi livelli».
Difficile anche la situazione per fosfatici (provenienti in larga parte dal Marocco) e potassici (col 70% di provenienza Russia e Bielorussia) che scontano, oltre alla generale diminuzione delle scorte, anche l’aumento considerevole dei costi di trasporto. Tutto ciò si traduce in pesanti conseguenze per le aziende agricole proprio nel pieno delle concimazioni azotate dei frumenti e a ridosso delle semine di mais, che si trovano a subire aumenti sui quali non possono aver nessun controllo. Queste pesanti condizioni sono fonte di grande preoccupazione e incertezza sul futuro del mais e giungono in un periodo in cui la coltura maidicola è al centro di un importante programma di rilancio. —
Andrea Tebaldi
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