Di nuovo in classe dopo Pasqua Il maestro: andare oltre l’emergenza
Mauro Presini: non mi illudo e attendo conferma dell’annuncio Ma la politica non può ignorare che a settembre saremo alle prese con gli stessi problemi
L’annuncio del ritorno a scuola subito dopo Pasqua per gli alunni delle elementari e gli studenti di prima media «è una buona notizia»... a patto che sia confermata. Mauro Presini, maestro elementare e tra gli organizzatori della manifestazione di venerdì di Priorità alla scuola” per la ripresa delle lezioni in presenza, ha imparato a essere cauto quando si parla di riaperture: «Anche subito dopo le feste di Natale si doveva tornare in classe, e invece abbiamo dovuto aspettare il 18 gennaio», ricorda, sottolineando al tempo stesso che «“purtroppo” protestare serve. Sono felice se elementari e prime medie il 7 aprile tornano a scuola, ma bisognerebbe fare qualcosa di più anche per i più grandi. Perché la scuola, lo ripeto, non è luogo di contagio: non siamo irresponsabili, se chiediamo di tornare in presenza è perché sappiamo che si può farlo in sicurezza».
E questo anche grazie al sacrificio di insegnanti e collaboratori scolastici, i cui organici «non sono stati implementati in modo adeguato rispetto alla divisione delle classi per garantire il distanziamento». A non essere “in sicurezza”, ribadisce Presini, è la tenuta psicologica di allievi e famiglie. «A Sert stanno arrivando tante richieste di aiuto da adolescenti devastati dall’isolamento; la politica dovrebbe cambiare visione sulla scuola, perché si sta procedendo sempre in regime di emergenza, ma non possiamo nasconderci che anche a settembre dovremo affrontare gli stessi problemi di oggi».
Presini insegna a una prima elementare: «I bambini hanno grandi doti di resilienza, si adattano meglio rispetto agli adulti. Ma sono stanchi di vedere i loro compagni in un rettangolino sul monitor del computer. La scuola non è fatta solo di parole, ma di sguardi, di mimica e di prossimità. Durante la Dad abbiamo fatto tutto il possibile, ma non si possono tenere bambini così piccoli troppo tempo davanti a uno schermo. Facciamo due ore da 45 minuti ogni mattina, ho ripreso l’idea del telegiornale dei bimbi, proiettando brevi video su come si fa uno zaino con i jeans vecchi, oppure su come far crescere il prezzemolo, ma questa non può essere la scuola». La lontananza dai banchi rischia di compromettere l’apprendimento proprio negli anni in cui si costruiscono le fondamenta delle conoscenze future. «Ma è anche importante far capire ai bambini che si siamo ancora, e che loro continuano a far parte di un gruppo». Drammatica, in questo senso, sottolinea Presini, la condizione degli alunni disabili che prima della “correzione” del decreto del 2 marzo hanno fatto lezione in presenza da soli in aule deserte. «Ma anche successivamente solo pochissime scuole statali hanno provveduto a richiamare qualche compagno in presenza, e siamo tornati quasi alle classi differenziali». Le sperimentazione del Comune per i nidi e le materne, continua Presini, non è sbagliata per principio, «anche se lascia perplessi per i criteri di scelta». Proprio in questi giorni l’assessore Kusiak ha annunciato che il secondo turno è pronto a partire il 7 aprile. Ma per quella data, è la speranza di molti, i bimbi potrebbero essere “liberati” dalla Dad. —
A.M.
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