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Sanità e giustizia

A processo il primario di cardiologia e l’ex, assolto dirigente del personale

D.P
A processo il primario di cardiologia e l’ex, assolto dirigente del personale

Il caso  al Sant'Anna nel 2016 e venne denunciato da una candidata invitata a rinunciare all’assunzione. In aula il 6 aprile per tentata concussione i due medici, Gabriele Guardigli e Roberto Ferrari. Prosciolto subito dal giudice l'ex direttore del personale, Umberto Giavaresco. Le fise  «Siamo sereni e fiduciosi, al dibattimento dimostreremo l'estraneità ai fatti"» 

09 febbraio 2022
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Assolto perché il fatto non sussiste Umberto Giavaresco, ex direttore servizio personale del Sant’Anna (oggi in pensione) e a giudizio, invece, per il prossimo 6 aprile, i due cardiologi Roberto Ferrari, ex primario e cardiologo di fama nazionale e Gabriele Guardigli, attuale primario Cardiologia del Sant’Anna: i due medici sono accusati di tentata concussione per aver, secondo il capo di imputazione che verrà dibattuto in tribunale in aprile aver chiesto a due candidati per i posti nel reparto di cardiologia di rinunciare all’assunzione. Queste le decisioni di ieri sera del giudice Vartan Giacomelli a conclusione della maratona in aula che aveva visto l’udienza scindersi in due parti. Da una, la decisione su Giavaresco, che nel ruolo di responsabile amministrativo è stato assolto, e l’ipotesi del reato del tutto annullata dal giudice. Mentre per quanto riguarda le posizioni dei due cardiologi, il giudice ha ritenuto vi fossero elementi da analizzare nel dibattimento pubblico al processo. Processo che come spiegava ieri sera i legale dei due, Marco Linguerri e Marcello Elia «abbiamo voluto noi, individuando in quella sede il luogo in cui poter dimostrare la estraneità a questi fatti contestati».

I due medici cardiologi sono chiamati in causa da due candidati: solo una di questi, si è costituita parte civile con l’avvocato Fabio Anselmo. E le accuse nei confronti dei due cardiologi vertono proprio su una registrazione (abusiva) che la candidata aveva fatto del colloquio con loro in cui veniva invitava a recedere dall’assunzione.

Secondo l’accusa, e le indagini portate avanti dalla pm Isabella Cavallari, Ferrari e Guardigli chiesero, di fatto, a Chiara Carrescia e Luca Pellegrino di rinunciare al posto con le minacce: nel febbraio 2016 quando arrivò l’invito a rifiutare l’assunzione che avrebbero dovuto concretizzare senza rispondere al telegramma di assunzione: se avessero accettato il posto – questo il ricatto-minaccia, presunto – non avendo le competenze per lavorare in un reparto specialistico come quello di elettrofisiologia (dove vengono installati pace-maker e altro), dopo i sei mesi di prova non sarebbero stati rinnovati. Secondo la parte civile rappresentata, quel ricatto -invito ai candidati, era stato poi documentato con una registrazione ora agli atti. Anche se, ribadiscono da sempre i difensori, non venne imposta nessuna minaccia, nessuno ricatto, nessuna estorsione, ma si trattava solo di rendere il più efficiente possibile il reparto. La procura si è convinta della tentata concussione, ieri sera il rinvio a giudizio, in aprile il processo. Riccardo Venturi, al momento, difensore di Giavaresco, si dice soddisfatto per il riconoscimento di estraneità del suo assistito, mentre Linguerri ed Elia ribadiscono «affronteremo il processo con serenità e fiducia».



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