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Il caso

False esenzioni ai vaccini dal medico No vax, due ferraresi nei guai

False esenzioni ai vaccini dal medico No vax, due ferraresi nei guai

L'inchiesta nel Ravennate, le due donne si erano rivolte al dottore per certificare la pericolosità del vaccino: ora la procura contesta il reato di falso per quei certificati medici non veri

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Argenta Agli albori della campagna vaccinale anti-covid non aveva nascosto il suo scetticismo verso il siero per contrastare il virus. Al grido di «la mascherina è nociva», visitava i pazienti senza indossarla, invitandoli a togliersela. Alla fine si era ammalato pure lui: polmonite e ricovero avevano preceduto le dimissioni e la successiva sospensione dall’ordine dei medici, in quanto non vaccinato. Ora, a travolgere il dottor Luca Graziani è l’inchiesta aperta dalla Procura ravennate per falso ideologico; durante gli ultimi mesi di attività – questa l’accusa – il medico 65enne, residente a Ravenna e con studio a Mezzano, avrebbe rilasciato ai propri pazienti certificati di esenzione al vaccino, senza però poterlo fare.

Con lui, altre 31 persone sono indagate con l’accusa di concorso in falso, per aver usufruito a loro volta delle esenzioni. Ne sono venute a conoscenza in queste settimane, quando i carabinieri del Nucleo anti-sofisticazioni, su delega del sostituto procuratore Angela Scorza, titolare del fascicolo, si sono presentati con un decreto di sequestro per acquisire la documentazione sanitaria di ognuno. E fra questi, pure due donne ferraresi: una 48enne di Argenta e una 47enne di Porto Garibaldi.

L’inchiesta, finora mai emersa pubblicamente, è approdata ieri nelle aule del tribunale di Ravenna, dove i legali di parte degli indagati hanno deciso di presentare ricorso al Riesame per ottenere il dissequestro delle cartelle cliniche. La maggior parte di loro risiede in provincia di Ravenna, eccetto appunto le due donne del Ferrarese; altri provenienti da Arezzo, Cesena, Pesaro-Urbino e Dozza. I rispettivi legali hanno così potuto accedere agli atti dell’inchiesta finora messi a disposizione delle difese.

Proprio da qui si evince che i Nas hanno requisito documenti per verificare la veridicità delle patologie indicate dal dottor Graziani nel sistema Sole, in uso ai medici di base. Peccato che il 65enne non avesse minimamente partecipato alla campagna vaccinale, né presso il proprio studio né in uno degli hub della provincia, e pertanto non potesse registrare i certificati in materia di dosi anti-covid, a differenza dei altri colleghi vaccinatori.

Predisposizione a trombosi, gravidanza, ipersensibilità; queste le “giustificazioni” inserite dal medico nel sistema informatico dell’azienda sanitaria, scegliendo tra quelle previste dalla circolare ministeriale. Le indagini puntano ora a verificare l’eventuale veridicità delle informazioni attestate, confrontandole le condizioni di salute dei pazienti indagati. Quel che è certo, secondo quanto contestato, è che Graziani quei certificati proprio non li poteva rilasciare, men che meno mentre usciva a mezzo stampa con proclami dal richiamo no-vax.

Tra le persone incompatibili al vaccino anti-covid ci si era messo pure lui. Si era autocertificato fra i “soggetti che hanno manifestato sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione Vaxzevria”. In pratica, il dottor Luca Graziani si era inserito fra i 23 pazienti per i quali certificava problemi di trombosi dopo essersi sottoposti a una prima dose di AstraZeneca. Nessuno di loro, tuttavia, si era mai sottoposto a tale vaccinazione, né ad altre dosi di diverso tipo.

Altra scusa certificata dal dottore nei confronti di nove pazienti era “ipersensibilità al principio attivo”. Sul punto, gli inquirenti sono andati a fondo, sentendo anche il parere della direttrice del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl, Raffaella Angelini. È così emerso che nemmeno uno di questi si era sottoposto alle necessarie prove allergiche per accertare una reazione anomala al principio attivo del vaccino o ad alcune sue componenti. Oltretutto, alcuni di loro avevano peraltro ricevuto altre vaccinazioni, come emerso dalle rispettive cartelle inserite nella banca dati dell’Ausl.l

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