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Frode. La Finanza sequestra beni per un milione di euro

Frode. La Finanza sequestra beni per un milione di euro

Le indagini partite da una società con sede nel Ferrarese, fatture false per dieci milioni di euro. Tre persone denunciate

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Oltre 10 milioni di fatture false utilizzate da una società nel settore della produzione abbigliamento per frodare il fisco e sottrarsi al pagamento dell'Iva: è quanto emerso dalle indagini, condotte dalle fiamme gialle del comando provinciale di Rovigo e coordinate dalla procura, che hanno portato al sequestro di disponibilità finanziarie, immobiliari, autoveicoli e

quote sociali per un valore di oltre un milione di euro. Tre persone sono state denunciate.

I finanzieri hanno sequestrato disponibilità finanziarie, immobiliari,

autoveicoli e quote sociali, per un valore di 1.330.107,77 euro a una

società, operante nel settore del commercio del confezionamento di abbigliamento. Secondo le indagini dei finanzieri, si sottolinea in una nota, la società ha "annotato in contabilità e fatto confluire nelle proprie dichiarazioni fiscali ai fini dell'imposta sul valore aggiunto elementi passivi fittizi documentati da fatture per operazioni inesistenti, emesse da entità societarie 'cartiere' con sedi sparse nel Polesine e nel Ferrarese.

Le indagini, sottolinea la guardia di finanza di Rovigo in una nota, hanno avuto origine nel 2020 e sono partite da un soggetto iscritto all'Aire, con residenza formalmente dichiarata in Bulgaria, titolare di una srl del ferrarese che, per gli anni 2018 e 2019, ha emesso fatture di rilevanti importi nei confronti di un'altra srl del rodigino ed esercente l'attività di confezionamento di capi di abbigliamento.

Dagli approfondimenti della guardia di finanza è emerso che "la società emittente aveva una sede fittizia ed era priva di mezzi, strutture e personale idonei a giustificare l'ingente volume di operazioni commerciali effettuate nei confronti della srl rodigina che, tra l'altro, risultava esserne l'unico cliente. Ulteriori riscontri hanno dato conferma che nessun pagamento era intervenuto per le fatture ricevute e hanno consentito agli investigatori di scoprire che anche altre due imprese rodigine, una delle quali intestata a un

soggetto cinese, avevano emesso fatture per ingenti importi nei confronti della stessa società controllata. Anche tali società – sottolinea la guardia di finanza - risultavano, di fatto, 'fittizie' e  avevano omesso di presentare dichiarazioni fiscali".

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