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Baci e abbracci “live”. «Finalmente un anno scolastico normale»

Giovanna Corrieri
Baci e abbracci “live”. «Finalmente un anno scolastico normale»

Ai cancelli di licei e Bachelet dimenticando la Dad: solo guai «Ci riprendiamo il contatto umano». «Maturità, come sarà?»

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Ferrara Sebbene qualche strappo alla regola lo si fosse già visto anche nei periodi più “vietati”, baci e abbracci sono stati all’ordine del giorno tra gli studenti che ieri mattina sono tornati sui banchi di scuola «felici – è stata la sottolineatura – di cominciare finalmente un anno normale: quello che abbiamo vissuto fra distanziamento e Dad aveva tolto davvero tanto ai rapporti umani». L’atmosfera si è presto ricreata: «Arrivate ormai al quinto anno di liceo, dall’alto della nostra saggezza, possiamo dire quello che abbiamo imparato: il problema non è il primo giorno di scuola ma tutti gli altri», è stata la battuta inaugurale di alcune “veterane” del Roiti; e accanto c’era chi sobbalzava al suono di una campanella “a sorpresa”: «Sono le 8.05 non si entrava alle 8.10? Non è che quest’anno si anticipa? Un recupero post-Covid?».

Carichi e no Diversi studenti si sono poi definiti «carichi» o «con l’ansia entusiasta di chi non vede l’ora di finire», precisava soprattutto chi cominciava il quarto o quinto anno di superiori. Una ragazza di seconda, iscritta all’indirizzo linguistico del liceo Ariosto, parlava di «inizio un po’ traumatico» pensando alla sveglia suonata troppo presto e ai “debiti estinti” che l’avevano portata a scuola già ai primi di settembre: «L’indirizzo mi piace ma la scuola è difficile o forse lo studio non fa per me. Almeno possiamo venire a scuola perché in Dad non ero per niente concentrata». «In Dad c’erano solo problemi di connessione da entrambe le parti – rincarava un’altra studentessa al quarto anno dell’indirizzo linguistico del liceo Ariosto con il sogno di diventare insegnante o traduttrice – sono contenta che si torni a momenti migliori e di tornare in classe nonostante un po’ di ansia ci sia sempre, del resto è la scuola». Altri due studenti del Classico, di terza e di quinta, indirizzo Linguistico e Scienze applicate, raccontavano anche loro di «aver preso molto male la didattica a distanza» e tutto quanto ha comportato: «Però adesso sono comunque preoccupato – diceva il primo – perché cambierò diversi professori e si sa che in terza si lavora di più».

Ansia da maturità Due studenti di quinta del Bachelet, indirizzo Amministrazione e marketing, erano già «in ansia per la maturità, perché non sappiamo come sarà. Comunque speriamo bene: per il futuro vorremmo iscriverci a Economia. Intanto per fortuna quest’anno niente mascherine e niente didattica a distanza: è stato pesante non poter studiare come avremmo voluto e anche vedere andare avanti tanti che non studiavano».

Due ragazze del Roiti, anche loro in procinto di cominciare la quinta, una dell’indirizzo sportivo e l’altra del tradizionale, si dicevano «cariche e pronte ad affrontare l’ultimo anno di superiori» e speravano «in un anno normale: dopo questi anni di precarietà ci vuole un po’ di stabilità. È stato pesante: non sapevi quando saresti potuto tornare a scuola, se la verifica programmata alla fine la si sarebbe potuta fare. È stato molto disorientante. Poi capitava che ti ritrovassi da solo a casa col Covid o in una classe praticamente deserta. È soprattutto mancato il contatto umano e questo è stato bruttissimo. Per il futuro? Siamo orientate verso Medicina ma le idee sono ancora confuse, vedremo».

E prima del suono della campanella un ragazzo trasferitosi a Ferrara da un mese per ragioni sportive e iscritto al quarto anno dell’indirizzo tradizionale del Roiti raccontava dell’ansia «di non conoscere nessuno, anche se sono abituato a cambiare. Spero che compagni e professori siano simpatici, lo studio invece penso che non cambierà poi molto». Visto dal primo giorno di scuola un auspicio, più che una certezza. l