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Politiche 2022
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Adesso è vietato sbagliare squadra di Governo

Giacomo Bedeschi
Adesso è vietato sbagliare squadra di Governo

L’editoriale del direttore de la Nuova Ferrara

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Ferrara Il risultato di queste elezioni era talmente prevedibile che persino il più spregiudicato bookmaker avrebbe sconsigliato una scommessa sul centrosinistra, definendola ad altissimo rischio quanto un’azione della Parmalat di Calisto Tanzi. Il centrodestra ha vinto. Anzi, stravinto. La sorpresa, per come era partita la campagna elettorale, è stato il recupero del Movimento cinque stelle, dato al capolinea ma capace di rianimare l’elettorato del sud facendo leva sull’argomento che a certe latitudini stuzzica ancora un interesse diffuso: il reddito di cittadinanza. La certezza è che Giorgia Meloni si è guadagnata sul campo la guida del centrodestra - nel quale Forza Italia resta fondamentale per portare la coalizione in maggioranza assoluta - e potenzialmente il diritto di guidare il Paese. Un’Italia che comunque mantiene, in termini numerici, una metà degli elettori con lo sguardo rivolto al centrosinistra, incapace però di un progetto comune di campo largo, e quindi di una alleanza trasversale, e destinato a schiantarsi contro il muro di un’antica propensione alle divisioni. Abbastanza per finire, paradossalmente, scottato dal cortocircuito di una legge elettorale architettata in casa propria e mai cambiata. Ora l’Italia è un quadro dipinto di blu. Era, come detto, scontato sin dall’avvio di una campagna elettorale che è stata la più breve degli ultimi decenni ma che, a noi tutti, è sembrata anche la più lunga.

Sicuramente la meno "programmatica" degli ultimi tempi, in un momento in cui ci sarebbe invece bisogno di riscoprire il vero ruolo della politica, ovvero la propensione a risolvere i problemi (tanti, purtroppo) dei cittadini. È stata una corsa elettorale dominata prevalentemente da fenomeni esterni, come la guerra e gli intrecci pericolosi con l’est Europa. Tutti aspetti che hanno appiattito la discussione tra le forze politiche riducendola spesso a una contrapposizione negativa, a una specie di gioco al lui è peggio di me. Una degenerazione che è stata piuttosto chiara sin dall’inizio, dettata dal fatto di avere in campo una coalizione nettamente in vantaggio, un’altra all’inseguimento e una serie di comprimari alla ricerca di un posto al sole. Ora c’è un risultato elettorale che non lascia dubbi, specie sulla costante disaffezione per l’esercizio democratico del voto. Molte forze politiche dovranno tornare a discutere al loro interno, a partire dal Pd, per decidere come ricostruire il proprio futuro. È chiaro che al Nazareno, scesi sotto la soglia del 20%, dovranno aprire una valutazione sulla guida del partito.

Ad altri, compresa la Lega in discesa libera nonostante il risultato del centrodestra, toccherà invece un compito diverso e con riflessi sulla vita di tutti noi: scegliere ministri e formare un governo. Vietato sbagliare perché si gioca con il destino del Paese. Chi governa si trova ora in cima alla lista dei problemi da risolvere quello del caro energia e delle bollette fuori controllo. Senza una soluzione, se i costi dovessero restare astronomici, si rischia in breve tempo la tenuta sociale del Paese costringendo migliaia di imprese allo stop e alzando di conseguenza il monte della cassa integrazione o della disoccupazione. Difficile ipotizzare che una soluzione possa arrivare imboccando una via che porta in direzione opposta all’Europa. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà di nuovo garante, secondo quanto prevede la Costituzione, nella scelta della squadra di governo come quando quattro anni fa disse no a Paolo Savona che aveva auspicato l’uscita dell’Italia dall’euro. Non un capriccio ma una scelta dettata dal fatto che il presidente è, appunto, il primo custode dei trattati internazionali dell’Italia. Vedremo. La palla ai vincitori, sperando che centrino gli unici risultati di cui il Paese ha bisogno: stabilità e benessere. Senza dimenticare la tutela dei diritti. l

Giacomo Bedeschi