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L’eredità

Ferrara, anziano lascia casa e 300mila euro alla badante e lei finisce a processo

Daniele Oppo
Ferrara, anziano lascia casa e 300mila euro alla badante e lei finisce a processo

La donna è accusata di aver indotto un 94enne, isolandolo da familiari e amici, a nominarla unica erede nel testamento

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Ferrara Isolato dai familiari e dagli amici durante il periodo pandemico, in qualche modo portato a scrivere di suo pugno un nuovo testamento in cui lasciava tutto alla sua badante e niente più alle sue nipoti. Un testamento scritto un mese prima di morire e in un italiano molto stentato: strano, perché l’uomo fu professore proprio d’italiano.

È accusata di circonvenzione d’incapace, la badante 51enne, di nazionalità moldava, finita a processo dopo che il gip Carlo Negri ha imposto l’imputazione coatta. In sede d’indagine, grazie a una consulenza grafologica, è emerso che il testamento (datato 10 febbraio 2021) venne siglato dall’uomo, all’epoca 94enne, per cui è stata esclusa l’ipotesi del falso. Sono però le modalità e tutte le circostanze di contorno ad aver spinto il giudice a mandare il caso a dibattimento.

Innanzitutto, come dicevamo, la lingua. Nel testamento l’uomo scrive che vuole lasciare tutto alla sua badante e lo scrive in modi che non appaiono quelli di un uomo di buona cultura, come lui era, nel pieno delle proprie facoltà mentali. Qui un assaggio per intendere: «ho deciso, , dopo la mia morte, , di lasciare la mia alla badante, l’eredità, l’appartamento. Anche i soldi che rimangono in banca, perché i miei parenti, nun ha fatto nulla per me. (Non devono chiedere nulla)».

Poi anche altre circostanze fatte rilevare dalle persone offese, nipote e pronipote, ieri costituitesi parte civile tramite gli avvocati Vittorio Zappaterra e Barbara Simoni. Ad esempio l’isolamento pressoché completo che la badante stessa aveva creato nell’ultimo anno di vita dell’uomo: non riuscivano più a comunicare con lo zio, a chiamarlo al telefono o andarlo a trovare: non rispondeva mai. Tant’è che in un’occasione chiamarono la Polizia perché l’uomo non rispondeva al citofono: gli agenti constatarono che l’anziano era in casa con la badante. Anche un amico d’infanzia dell’uomo, in sede di indagini difensive, ha raccontato di non essere più riuscito a contattarlo perché il telefono era sempre irraggiungibile, tant’è che seppe della sua morte solo tramite il giornale.

Altro fatto “spia” di qualcosa da approfondire: alla morte dell’uomo, la donna (difesa dall’avvocato Alessandro Gabellone) si recò direttamente dai carabinieri, portando con sé il testamento che la vedeva unica erede di tutto: un conto in banca da 300mila euro, una casa in centro a Ferrara. Senza premurarsi dunque di avvertire i familiari e poi anche organizzando da sola il trasferimento della salma per il funerale.

E ancora, la signora risulta essersi recata nella casa del suo assistito anche dopo la di lui morte.

La tesi accusatoria, scartata l’ipotesi del testamento falso, è dunque che la badante abbia creato una situazione di indebolimento tramite l’isolamento completo per il 94enne, peraltro in un momento in cui ce n’era uno indotto da lockdown e misure anti pandemia, “spingendolo” a redigere un nuovo testamento (già ne aveva scritti due, nel 2008 e nel 2012), astioso, sgrammaticato e nel quale lasciava tutto all’unica persona che si era presa cura di lui.

Terreno fertile, anche in assenza di infermità psichiche conclamate, per quelle attività d’induzione tipiche della circonvenzione d’incapaci.

Il 13 luglio la giudice Alessandra Martinelli ascolterà i primi testimoni. 

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