Comacchio, la piscina con vista sul cimitero subito smantellata dall’abusivo
Il clamore suscitato dalla nostra denuncia ha scatenato un putiferio. Ora restano i problemi: le maxi bollette dell’acqua e una famiglia da ricollocare
Comacchio Ha scatenato un putiferio, tra la piazza e i centri decisionali della politica locale, l’articolo uscito nell’edizione di ieri sulla piscina allestita abusivamente di fianco all’ingresso principale del cimitero di Comacchio, tanto che nella tarda mattinata la struttura era già sparita. Dopo quasi due mesi di bagni con vista sul camposanto, luogo di silenzio e di preghiera, di raccoglimento e di ricordo, la diffida di smantellamento immediato della piscina non è rimasta inascoltata, anzi. Il soggetto che da tempo “soggiorna” senza titolo nell’ex casa del custode cimiteriale, come sottolineato da Gianfranco Zinfollino, presidente della società concessionaria dei cimiteri comacchiesi, probabilmente anche sull’onda del pressing mediatico assunto dal caso, in fretta e furia ha ottemperato all’ordine di smantellamento dell’ampia vasca impartito dall’autorità pubblica. In caso contrario, con potere sostitutivo, avrebbe agito, in autonomia, l’amministrazione comunale, addebitando i costi dello smantellamento della piscina allo stesso abusivo.
Ma gli altri costi? Ancora gravano sulle utenze del cimitero, ereditate dalla nuova società concessionaria, un paio di bollette idriche pregresse, insolute, per un importo complessivo che supera gli 11mila euro, somma riconducibile in gran parte a un guasto, rilevato e riparato solo dopo molto tempo. Zinfollino, dal canto suo, per non trascinare all’infinito la vertenza, ha concordato, proprio nei giorni scorsi, con il Cadf una modalità di pagamento di quel debito, che prevede la rateizzazione delle bollette salate, ma, a sua volta, ritiene di dover essere rimborsato dal Comune, ente proprietario del cimitero.
Nel frattempo, giunta e funzionari comunali ieri mattina hanno fatto il punto, per mettere fine a una vicenda surreale, che aveva suscitato un’ondata d’indignazione collettiva, visto lo sfregio perpetrato ai danni di un luogo di culto e, di conseguenza, ai defunti. Accertamenti sono in corso a tutto campo, anche per restituire all’area quel decoro e quell’ordine sottratti da cataste di rifiuti abbandonati, ma anche da attrezzi da pesca, esposti alle temperature pressoché tropicali di piena estate, con conseguenti problemi igienico-sanitari.
Tra i nodi da sciogliere, anche la ricollocazione dell’intero nucleo familiare che vive stabilmente nell’ex casa del custode, all’interno del quale è presente un minore, sottoposto, pertanto a tutele speciali.
«Come ho spiegato all’assessore che mi ha telefonato in mattinata – sottolineava ieri Tiziana Gelli, presidente del circolo comacchiese di Fratelli d’Italia, che per prima aveva ricevuto la segnalazione dello scempio – quando ero io in giunta, c’era un progetto per demolire l’edificio e inserire il nucleo familiare nella graduatoria di assegnazione degli alloggi popolari».
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