Ferrara, il sindaco “chiude” al dibattito: «I grandi eventi al Parco Urbano»
No alla richiesta di percorso partecipativo, tutti già proiettati alle elezioni
Ferrara Il Parco Urbano sarà ancora e sempre più «sede di grandi eventi di tipo culturale e musicale: sarà scritto nero su bianco nel mio programma elettorale, l’anno prossimo». Con un secco intervento il sindaco Alan Fabbri ha troncato il dibattito su un «percorso partecipativo in merito al futuro utilizzo» del Bassani, come richiesto dal documento dell’opposizione consiliare (poi bocciato), che attaccava il ripristino post-Springsteen. Non c’è bisogno di discutere, aveva del resto anticipato il vicesindaco Nicola Lodi, di una iniziativa «strumentale, visto che i lavori di ripristino hanno migliorato il Parco Urbano rendendolo pronto per altri eventi». L’atmosfera in un’aula riaperta dopo oltre due mesi era del resto già pienamente elettorale, come ha chiarito il botta e risposta tra il sindaco e il capogruppo dem, Francesco Colaiacovo, «è noioso parlare ancora di queste cose a mesi di distanza dal concerto, spero che l’opposizione possa trovare altri argomenti e anche un candidato, sennò non mi diverto nemmeno in campagna elettorale»; «credo che il sindaco si divertirà molto in vista del 9 giugno».
In quest’ottica va segnalato il ricompattamento di maggioranza (tra i più duri Francesca Savini, di Ferrara Nostra, di sovente critica con la giunta), con l’eccezione della leghista Rossella Arquà che ha votato il documento; e dell’opposizione, con Tommaso Mantovani (M5s) che ha pure approvato l’odg non sottoscritto per qualche rilievo sul passato e per l’affondo contro Salomone “Moni” Ovadia, direttore della Fondazione Teatro, cioè il soggetto che ha realizzato il ripristino, «scritto tre giorni dopo che Ovadia si era espresso sulla guerra in Ucraina: un caso?».
Proprio sulla natura del ripristino si sono concentrati gli interventi. Secondo i sottoscrittori del documento, Ovadia non ha rispettato le prescrizioni degli uffici, costruendo «strade carrabili larghe 4 o anche 6 metri, con ghiaia resinata» come ha detto Anna Chiappini (Pd). Dario Maresca (Fbc) ha eccepito che gli 1,4 milioni spesi per i lavori «sono della comunità ferrarese, visto che a differenza di altre città come Roma non è stata fatta una convenzione per il ripristino a carico dei privati». E Colaiacovo ha duellato con Lodi sul fatto che «il Codice dei beni culturali e paesaggio prevede che entro i 150 metri da un corso d’acqua (il canale Gramicia, ndr) non si possono costruire itinerari carrabili: e le nuove stradine lo sono». Mantovani, dal canto suo, ha riproposto per gli eventi i 170 ettari a sud del centro Il Castello.
A difendere il ripristino è stato in particolare Lodi, «quella non è un’area protetta nemmeno da vincoli naturalistici, tanto che la precedente amministrazione ci ha fatto eventi come Vulandra, dj set e Balloon, che richiamavano complessivamente tra 80 e 100mila persone: i cittadini si lamentavano del rumore, ma allora niente processi partecipativi. I vialetti erano in origine di 4,8 e 2,8 metri, sono stati leggermente allargati ma non serviva titolo edilizio perché si è trattato di manutenzione di manufatti esistenti. E la Soprintendenza ha condiviso il materiale». Per Benito Zocca (Pf) «quelle non sono strade, basta farci un giro» e Francesco Carità (Fc) ha invitato a «lasciare i controlli di legittimità agli enti preposti». Paola Peruffo (FI) ha fatto gli esempi di Lucca e Roma,mentre Stefano Franchini (Lega) ha rilevato che l’opposizione «una leader ce l’ha già, Anna Ferraresi: molto del documento è suo». l
Stefano Ciervo
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