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Ferrara, il medico al servizio dei deboli: «La mia Gaza martoriata»

Gian Pietro Zerbini
Ferrara, il medico al servizio dei deboli: «La mia Gaza martoriata»

Il medico ferrarese Ingrosso ha svolto nella “Striscia” la sua attività umanitaria: «Oltre a curare per Emergency ho costruito anche impianti per l’acqua potabile»

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Ferrara Ha prestato la sua opera di medico a Gaza per una decina di anni, curando le persone in difficoltà non solo nella salute, ma anche con interventi di salubrità, come quello di potabilizzare l’acqua e renderla bevibile per la popolazione. Pietro Ingrosso, 73 anni, originario del Salento, è ferrarese ormai da più di cinquant’anni, da quando si è trasferito a Ferrara per laurearsi a Bologna. Ha messo su famiglia, tra l’altro sua figlia Stella è una flautista di fama internazionale. Sentirlo parlare è un inno alla pace, è il messaggio di una persona chiamata ad aiutare il prossimo, concependolo come essere umano, indipendentemente dalla sua etnia, dal suo credo religioso, dalla sua opinione politica.

«La vocazione di girare il mondo per curare le persone in estrema difficoltà - spiega il dottor Ingrosso - mi è venuta fin da ragazzo, faccia porta di quella generazione cresciuta con il mito del Sessantotto, animata da grandi ideali e progetti, e devo dire, per quanto mi riguarda, che li conservo ancora e partirei anche domani mattina per continuare il mio lavoro dove c’è più bisogno».

Dagli anni Ottanta al 2006, Ingrosso ha partecipato a molte azioni umanitarie, sotto l’egida di Emergency, nelle zone più calde, dalla Somalia al Medio Oriente (Gaza e Cisgiordania) compreso l’Iraq. Ma è rimasto particolarmente legato al periodo in cui ha prestato servizio a Gaza, la zona attualmente tra le più tormentate al mondo, investita in pieno dal ciclone della guerra.

«Sono stati a Gaza un decennio - negli anni Novanta e nel 2006 - e ho cercato di portare soccorso a quelle popolazioni in estrema difficoltà. Oltre a curare le persone, ci siamo occupati di realizzare progetti utili, era il periodo della nascita delle Ong. Ricordo ancora che ho svolto il ruolo di capoprogetto per la realizzazione di un impianto a osmosi inversa, utile per ricavare l’acqua potabile. In quella zona c’è infatti, anche dai pozzi, un’acqua salmastra, imbevibile, che fa male ai reni e alla salute. C’è il fondato rischio che in questa fase di guerra quell’impianto possa venire distrutto dai bombardamenti, sarebbe un disastro».

Ingrosso non vuole entrare nel merito delle ragione dell’una e dell’altra parte.

«Quando era a Gaza - ha detto - facevo sempre questo ragionamento, non bisogna mai vedere tutto nero e tutto bianco, ci sono anche tante varietà di grigio, non capisco perché uno non possa parlare bene degli ebrei davanti ai palestinesi e viceversa. Queste distinzioni non le capisco. Siamo tutti esseri umani. E purtroppo temo che l’escalation che sta prendendo questa guerra non porti a nulla di buono». l