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Comacchio, il 60% dei Bagni è in vendita: «I titolari non ce la fanno più»

Annarita Bova
Comacchio, il 60% dei Bagni è in vendita: «I titolari non ce la fanno più»

Ai Lidi Estensi e Spina gli stabilimenti non chiuderanno, ma sono sul mercato

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Lido Estensi Domani si ricomincia e i balneari tornano al lavoro. L’estate, decisamente in salita, va programmata ma i numeri sul tavolo della Cesb (Cooperativa esercenti stabilimenti balneari Estensi e Spina) sono preoccupanti. Ad oggi il 60% dei titolari del Bagni vuole vendere e cessare l’attività. Una percentuale altissima, che deve far riflettere.

Cosa è cambiato Le cause sono diverse, ma alla fine il risultato non cambia: se negli anni ’80 avere uno stabilimento garantiva inverni tranquilli e viaggi esotici con quattro mesi di lavoro, oggi i guadagni sono bassi e in alcuni casi si arriva solo a coprire le (tantissime) spese. Alla Cesb fanno capo 62 Bagni tra Estensi e Spina. Una cooperativa che è in qualche modo l’ago della bilancia, considerato che sui Lidi Scacchi, Pomposa e Nazioni hanno spiagge private quindi si parla di una storia diversa, mentre Lido Volano e Porto Garibaldi arenili decisamente più ridotti e gestioni che hanno sempre puntato molto sulla ristorazione operativa tutto l’anno, diversificando così in qualche modo l’offerta.

«Lunedì (domani, ndr), riapriremo gli uffici e so già che sarà tutto molto difficile – spiega Luana Guietti, da più di trent’anni dirigente della cooperativa -. L’incertezza regna sovrana: concessioni, permessi, investimenti da fare o non fare. I tempi d’oro sono finiti da un pezzo, potendo venderebbero in tanti». Peccato che il mercato sia fermo. «I nostri Bagni sono sempre stati a gestione familiare – va avanti Guietti -. Negli Cinquanta e Sessanta, quelli del boom, dell’agosto italiano e del bikini era tutto bello e chi ha osato è stato premiato. Adesso no. I figli dei figli hanno studiato e studiano, scelgono altre professioni. Questo è un lavoro che impegna moltissimo: bar, cucina, spiaggia. Una volta era tutto più leggero, leggi e regolamenti compresi. Adesso si rischia per ogni virgola non rispettata e i guadagni non sono più quelli di un tempo». Il Bagno è al pari di un’azienda. «Paghiamo l’Imu anche se le strutture sorgono su area demaniale, per non parlare delle mille altre imposte e tasse. Assunzioni, contributi, lavoratori stagionali che non si trovano…».

Ma il 60% è un numero enorme. «Sì, lo è. Questo non significa che non riapriranno più delle metà dei Bagni, sia ben chiaro. Vuol però dire che i titolari se riuscissero a trovare qualcuno venderebbero subito».

In vendita Per dare un’idea, alcuni annunci si trovano anche in rete, come quello di un noto Bagno a Lido degli Estensi con un costo base di 650mila euro con annesso bar, ristorante, spiaggia, piscina, campi da beach soccher/tennis, parco giochi. Altro annuncio, sempre per Lido Estensi, a 470mila euro: “Vendo dopo 27 anni di gestione. Sono quasi 80enne! Dopo una caparra iniziale possibilità di pagamento dilazionato”. «Non ce la fanno più, è anche ovvio – interviene Guietti -. C’è per tutti un’età in cui si deve dire basta. Quello del balneare è un lavoro duro, in piena stagione non si molla dall’alba al tramonto. Solo che mentre prima i guadagni permettevano tanto riposto nei mesi invernali, adesso è necessario trovare un altro lavoro». Insomma, sulle spiagge de Lidi di Comacchio anche per quest’anno regna l’incertezza. «C’è che si è visto costretto a portare l’attrezzatura dei campi da beach o da padel in capannoni perché ancora non sappiamo se si possono montare o meno. Sulle concessioni non abbiamo idea di come andrà a finire e per avere un permesso ci mettiamo dei mesi. Investire 700mila euro per avere in tasca cosa? Ogni anno è sempre peggio». l