Ferrara e provincia fanno i conti con la violenza contro le donne
A Ferrara e provincia sono state 1.154 le vittime arrivate all’ospedale
Codigoro Per primi in Italia, alcuni infermieri soccorritori del 118 di Ferrara, grazie ad un progetto pilota, che sta già producendo i primi, significativi risultati, si sono specializzati nell’approccio della violenza di genere ed è proprio “Il ruolo del 118 nell’assistenza alle donne che subiscono violenza”, il tema affrontato, mercoledì pomeriggio, al Palazzo del Vescovo, nell’ambito della rassegna Unicultura, da Laura Curti e Davide Tresoldi, professionisti dell’emergenza sanitaria dell’Ausl ferrarese.
Una speranza «Oggi abbiamo la formazione necessaria e gli strumenti per osservare e trattare la violenza di genere in modo adeguato – ha spiegato l’infermiere Davide Tresoldi -; quando noi interveniamo all’interno delle abitazioni e vediamo la violenza, spesso ci dicono che non è vero, ci viene negata, ma noi la vediamo e adesso possiamo fare qualcosa. Può succedere di scorgere una dona sul divano, che accusa fatica a respirare, tachicardia e di fianco a lei un uomo, il marito o il compagno, che magari risponde al posto suo. Ci è capitato di notare sangue al naso e magari la donna ha rivelato di aver sbattuto contro la porta di casa, mentre il marito sembrava distratto, ma quando si è chiesto se la si voleva accompagnare in ospedale, ha risposto lui, che ci avrebbe pensato lui. La persona potenzialmente maltrattante, per logica, non gradisce la nostra presenza».
I dati parlano chiaro: negli ultimi 4 anni nella provincia di Ferrara, le donne che si sono rivolte al pronto soccorso (Cona, Cento, Ospedale del Delta e ad Argenta) per problemi di violenza, sono state 1154, quasi una al giorno. Il 118 è il primo anello oggi, congiuntamente alle Forze dell’Ordine ad intervenire nell’immediatezza sul luogo in cui si è consumata la violenza e proprio l’occhio dell’infermiere, forte dell’esperienza e del recente addestramento, è in grado di analizzare a fondo se determinati ematomi o lesioni possano essere riconducibili ad un pugno, a segni di percosse.
Come funziona La sinergia con i centri antiviolenza è la chiave vincente di un percorso avviato, che ha permesso di soccorrere e salvare molte donne. Sono ben 142 le donne vittime di violenza, soccorse ed aiutate nel 2023 dagli operatori dell’emergenza sanitaria territoriale, la maggior parte delle quali di nazionalità italiana, senza figli o con figli minori presenti e per lo più in una fascia d’età non bassa. Come ha poi spiegato Laura Curti, «non è necessario che ci sia sangue, per accertare la violenza di genere. Quella fisica noi del 118 la vediamo, ma c’è anche quella psicologica, lo stalking, quella verbale, oltre a quella sessuale e a quella assistita in genere da figli minori. Una crisi d’ansia, un mal di pancia, sintomi aspecifici – ha aggiunto l’infermiera – ci possono indurre a capire, per esperienza e formazione, che si tratta di una somatizzazione secondaria. Sono sintomi aspecifici che, in passato, senza la formazione attuale non sapevamo riconoscere. In caso di violenza sessuale fatichiamo a convincere la donna a salire sull’ambulanza, ma ora c’è anche il kit stupro, un nuovo strumento a disposizione, che fa sì che non si contaminino le prove, ma che si possa tutelare ed accogliere con le dovute attenzioni e sensibilità la donna».
Viene assicurato dal personale tutto il supporto per affiancarla nel percorso di riscatto. Refertare la visita al pronto soccorso non è più problematico come in passato, in quanto vengono compilate due schede distinte, in caso di violenza di genere, la prima, che accompagna la donna, la non dovrà essere esposta a ritorsioni dal potenziale compagno maltrattante e l’altra, a fini interni, dettagliata, destinata alla Medicina Legale.
I casi L’8 marzo 2023 una ragazzina di 14 anni, è stata doppiamente salvata (dal tentativo di suicidio e dal padre aguzzino), grazie all’intervento mirato di un’ambulanza del 118 dell’Ausl di Ferrara.
Attraverso la scheda di valutazione sono stati indagati aspetti, rivelatisi decisivi, per interpretare a fondo la paura, il terrore ed i silenzi della ragazzina. «Noi non salviamo il mondo da soli, ognuno fa la propria parte – ha aggiunto Laura Curti -, come ha detto la sindaca Zanardi. Con incontri come questo forniamo elementi di conoscenza a tutti, per accentuare la sensibilità e la conoscenza di un fenomeno, che non si conosceva a fondo. La prevenzione e la formazione sono fondamentali».
La sindaca dopo aver ringraziato i due professionisti dell’emergenza per la loro collaborazione, ha aggiunto che «il tema è, purtroppo, di attualità ed è divenuto una vera e propria piaga sociale, che possiamo combattere, tutti assieme, con la sola arma di cui un Paese civile e democratico dispone, ossia la cultura. Il Comune di Codigoro è tra i primi della provincia ad aver sottoscritto, in Prefettura, il 25 novembre scorso, il protocollo di intesa finalizzato a promuovere strategie condivise di prevenzione e di contrasto della violenza nei confronti delle donne e dei minori».
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