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La “stangata” dell’arcivescovo: «Ferrara oggi è stanca e delusa»

Marco Nagliati
La “stangata” dell’arcivescovo: «Ferrara oggi è stanca e delusa»

Stop ai supermercati in città, bene Ferrara città 30. «Turismo in sofferenza»

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Ferrara Viviamo in una città felice? Domanda che nasce dalla notte dei tempi e plana come meteorite nello spazio Grisù, dove un centinaio di cittadini risponde all’invito del gruppo “Finalmente 2024”. L’arcivescovo Gian Carlo Perego, invitato, sorride. E la tocca piano: «Ferrara è una città stanca e delusa». In settimana è stato tirato per la giacca dal senatore Alberto Balboni (FdI) che l’ha etichettato come «il vero capo dell’opposizione».

Perego non riapre il faldone della polemica: «Ho già risposto. Parlo di inclusione e accoglienza. La vita va difesa sempre. In terra, in mare… A Ferrara, come ovunque». Ecco, introdurre nel contesto elettorale la parola “felicità” è tema da sognatori? Il gruppo “Finalmente 2024” non teme di essere naif, semmai butta la palla in avanti: questo è un tema politico. Le scelte di chi governa incidono sulla qualità delle nostre esistenze? Monsignor Perego sospira. Questa volta il riferimento è al sindaco Fabbri: «Non puoi fare la città solo dei sani, dei belli e dei ricchi – inizia Perego -; la città deve essere di tutti, invece gli immigrati sono messi fuori dalle Mura il più possibile perché disturbano il contesto. Per questo abbiamo detto no al Cpr (Centro permanenza rimpatri, ndr): assurdo trattenere le persone in gabbia. Non vanno costruiti luoghi dove tu dai loro da bere, mangiare e dormire senza però scoprire le loro qualità e valorizzarle». Arcivescovo, Ferrara che città è al momento? E arriva la bacchettata: «Una città stanca e delusa» sibila Perego. E amplia il concetto a tutto campo: «Per essere più felice naturalmente dipende anche dalle relazioni e qui tutti devono fare la loro parte. Intendo associazioni, luoghi, scuola, mondo del lavoro. Ognuno deve avere voce. Ritenete possibile che gli insegnanti tengano posti liberi nelle classi, di loro volontà, per accogliere ragazzi stranieri a prescindere dal periodo di arrivo? Altrimenti dovrebbero attendere l’inizio del successivo anno scolastico».

È però evidente che, chi amministra, debba indicare la rotta: «Mi chiedo, ad esempio: che senso aveva costruire un nuovo supermercato nell’ambito del Fe.Ris? Forse sono maggiormente necessari negozi cosiddetti di vicinato, che aiutino relazioni e anziani. Un’altra domanda – lancia nella sala Perego -: come mai Ferrara, così magnifica, ha meno turisti di Ravenna che vanta minori bellezze storiche ed architettoniche? Ci sarà pur qualcosa che non funziona… Se Ferrara stagna, muore».

Attenzione massima, Perego si prende una pausa. Poi riflette a voce alta: «Servono luoghi di aggregazione giovanile, in quanto sono la porta sul futuro. Io poi sono del tutto favorevole a “Ferrara città 30” (mentre il sindaco Fabbri la contrasta con forza, ndr), così come penserei a costruire un raccordo stradale che unisca le frazioni alla città». Al tavolo dei relatori con l’arcivescovo è presente Stefano Bartolini, politologo e professore universitario: «Il segreto della felicità, intanto, non è possedere ma condividere. Quello che incide è la povertà delle relazioni, non conta il denaro. La politica non ha interesse a rendere i cittadini infelici, perché questo crea destabilizzazione e cambi al vertice. Sono le aziende, semmai, a voler creare un senso di bisogno. Il problema è il disfacimento delle comunità: la gente ha paura. Una ricetta: partire dal basso. Dalle associazioni dei cittadini. Fare rete. Creare identità civica».

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