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Indagini in corso

Il mistero dell’elicottero precipitato a Bondeno, stava tornando a Bologna

Daniele Oppo
Il mistero dell’elicottero precipitato a Bondeno, stava tornando a Bologna

Proseguono le difficili indagini sull’incidente del 10 ottobre. Esami tossicologici negativi sui corpi delle vittime Bayumi e Ter Woort

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Bondeno Aveva fatto una manovra di “inversione” e probabilmente stava tornando alla base, a Bologna. Forse per via di un banco di nebbia che ostruiva la visibilità e sconsigliava di procedere oltre in sicurezza, verso Venezia. Ma è solo un’ipotesi.

Procedono le indagini sull’elicottero precipitato il 10 ottobre del 2020 nel bacino artificiale della Cava Sei, a Settepolesini, nel territorio di Bondeno, dove hanno perso la vita il pilota Azem Bayumi (imprenditore egiziano di 73 anni, da molto tempo in Italia) e il passeggero Philip Hubert Ter Woort, 62enne olandese che era stato un dirigente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Ebrd), per la quale direttore nell'area del Mediterraneo orientale in Libano, Giordania, Gaza e Cisgiordania. Indagini per nulla semplici condotte dai carabinieri del nucleo investigativo, coadiuvati dal Ris e dai consulenti tecnici nominati sia dalla procura di Ferrara che dall’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv), che conduce un’indagine parallela. In questi mesi il lavoro non si è mai interrotto nel tentativo, per nulla semplice, di ricostruire cosa sia accaduto, le cause dell’incidente e le eventuali responsabilità, mettendo insieme tutti gli indizi a disposizione e cercando di incastrarli per completare il puzzle.

Alcuni punti fermi ci sono già. Il primo è che gli esami tossicologici compiuti sui corpi di entrambe le vittime hanno dato esito negativo, per cui si esclude che l’incidente possa essere stato accusato dall’assunzione di qualche sostanza o veleno che ne ha alterato il comportamento. Il secondo è che viene ormai esclusa con un alto grado di certezza l’ipotesi che vi fosse dell’esplosivo a bordo dell’elicottero o che l’incidente sia comunque dipeso da un’esplosione precedente alla caduta. Sia le autopsie che le analisi sui rottami ritrovati, nonostante siano in gran parte di piccole e piccolissime dimensioni, che quelle sul carburante non hanno evidenziato la presenza di tracce di esplosivo né hanno evidenziato segni di un’esplosione, seppure sembra vi sia stato un principio d’incendio.

Un grosso ostacolo per il prosieguo e il completamento delle indagini è però dato dalla difficoltà di estrarre dati dai dispositivi informatici che miracolosamente sono stati recuperati nel corso delle ricerche (realizzate dai sommozzatori dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri): si tratta dello smartphone di Bayumi e di un computer. Il problema è dovuto probabilmente all’acqua e alla sabbia che potrebbero aver ossidato e corrotto i componenti elettronici. Esistono macchinari e procedure che permettono anche in casi molto difficili l’estrazione dei dati, ma finora i tentativi non stanno dando i risultati sperati. Quei dati servono soprattutto per verificare l’uso e l’attivazione del sistema Gps in modo da avere maggiore contezza e un quadro più completo riguardo il tragitto dell’elicottero e soprattutto le ultime manovre compiute da Bayumi che, giova ricordarlo, era un pilota molto esperto in grado di destreggiarsi anche in condizioni di difficoltà.