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Ferrara, primi giorni di Ramadan: sport e digiuno si può

Francesco Gazzuola
Ferrara, primi giorni di Ramadan: sport e digiuno si può

La testimonianza del calciatore: “Meno energie fisiche ma più forza mentale”

10 marzo 2024
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Ferrara La luna nuova del mese di marzo annuncia l’inizio del mese sacro musulmano e questa notte scandisce l’avvio del Ramadan. Un mese in cui si pratica il digiuno per commemorare la rivelazione dei primi versetti del Corano a Maometto e in cui gli islamici osservano l’astinenza da mangiare, bere e pratiche sessuali dall’alba fino al tramonto. Può quindi diventare impegnativo per una persona conciliare le normali attività con il digiuno, che per la religione islamica rappresenta uno dei cinque pilastri. Ancora più difficile se si svolgono mansioni pesanti o sport che richiedono grandi sforzi fisici, come può essere il calcio. Ma fede e passione non sono incompatibili, quindi osservare il Ramadan e contemporaneamente giocare a pallone è possibile e non solo in televisione. A testimoniarlo è il bomber del calcio dilettanti ferrarese Zakaria Darraji, classe 2001 e originario della Tunisia. Il giovane lavora come magazziniere, gioca nell’Afc Codifiume, squadra di Santa Maria, ed è vicecapocannoniere del girone F di Prima Categoria. Anche Zakaria, insieme a tanti altri calciatori e sportivi musulmani come lui, rispetterà il digiuno ma non è preoccupato dalle conseguenze che la privazione da cibo e acqua possa infierire negativamente sulle propria vita quotidiana. «Rispetto il Ramadan sin da quando avevo nove anni. I primi giorni senza mangiare e bere sono i più impegnativi - rivela Darraji - ma è tutta una questione di abitudine: continuando a farlo poi impari a gestire certe dinamiche». Sulla capacità di gestire il digiuno influiscono molto le condizioni meteorologiche: ogni anno, infatti, il Ramadan viene anticipato di circa dieci giorni perché è basato sul ciclo lunare e alcuni anni potrebbe coincidere con i caldi mesi estivi. Lo sa bene Zakaria: «Ricordo quando giocavo in Serie D e in estate facevamo preparazione. Era il mese del Ramadan e con i ritmi di allenamento molto elevati non è stato semplice affrontare quella situazione». Ma le pratiche previste nei giorni sacri, come il digiuno, non sono mai percepite come un peso: «Nonostante i sacrifici - spiega il calciatore - a fine Ramadan senti un grande senso di purificazione e di libertà». Un mese lungo: «Magari il fisico può risentire del digiuno - precisa il ragazzo - e fatichi a concentrarti ma mentalmente hai la forza di non pensarci». Come si conciliano Ramadan e calcio in concreto e sul campo? «Adesso che gli allenamenti saranno alla sera - risponde Zakaria - chiedo all’allenatore di avvisarmi e mi fermo un attimo per bere un po’ di acqua e mangiare una banana e qualche dattero per poi riprendere. La stessa cosa accade in partita e avviene proprio come si vede in Serie A: durante la gara l’arbitro concede un’interruzione cosicché i giocatori musulmani possano rifocillarsi e poi continua l’incontro». In tutti gli sport, anche tra i dilettanti, succede esattamente quello che spesso si vede in televisione, quando la gara o la partita vengono sospese per pochi secondi per dare agli atleti la possibilità di cibarsi e abbeverarsi. Zakaria insieme alla famiglia (lui è il più piccolo di cinque figli) segue con grande rispetto il precetto del digiuno dall’alba al tramonto e una volta calato il sole cena insieme ai propri cari con un pasto chiamato iftar: «Ogni sera per trenta giorni è come se fosse Natale - afferma il 22enne tunisino -: è una festa moltiplicata per un mese ed è ancora più amplificata alla fine del Ramadan, quando tutti i fedeli si ritrovano per celebrare insieme l’inizio a una nuova vita».