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La vicenda

Tresignana, petardi nel cortile della vicina. «Sono menomato, non ero io»

Tresignana, petardi nel cortile della vicina. «Sono menomato, non ero io»

L’uomo è stato condannato dopo l’ascolto di due testimoni

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Tresignana Si è giustificato sostenendo di non essere stato lui e che comunque non sarebbe stato in grado fisicamente di fare una cosa simile a causa di alcune, presunte, difficoltà motorie. Non è stato creduto e così l’opposizione a un primo decreto penale di condanna si è conclusa con una condanna da parte del giudice ordinario per un uomo 47 anni accusato del reato di “getto pericolo di cose”.

In altre parole: il 30 ottobre del 2020, così è emerso nel corso delle verifiche che poi hanno portato il caso fin davanti a due giudici, aveva lanciato tre petardi accesi all’interno del cortile di pertinenza di una vicina di casa, al fine di arrecarle qualche disturbo a causa evidentemente di rapporti non certo idilliaci. Dopo un primo decreto penale di condanna, l’imputato - difeso dall’avvocato Alberto Balboni - si è opposto finendo così davanti al giudice del dibattimento. L’uomo ha negato la condotta a lui addebitata, ma due persone hanno invece testimoniato il contrario, sostenendo di averlo proprio visto lanciare i petardi nel giardino della persona offesa, una sua vicina di casa costituitasi parte civile, assistita dall’avvocato Simone Bianchi.

Lui ha negato, sostenendo di avere dei problemi motori che gli avrebbero impedito tutta quella manualità indispensabile per accendere e lanciare i botti, ma non ha evidentemente convinto il tribunale della sua innocenza per un fatto che si inserisce all’interno di rapporti in tutta evidenza non proprio pacifici tra vicini di casa. L’altra mattina è arrivata così la condanna: 10 giorni di arresto (ovviamente con sospensione condizionale della pena) più una sanzione di 150 euro e condanna al pagamento delle spese legali. 


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