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Il caso

Ferrara: Marco Galan, processo bis

Daniele Oppo
Ferrara: Marco Galan, processo bis

L’ex comandante dei vigili del fuoco De Vincentis accusato ora di omicidio colposo. Nel luglio 2006 l’incidente nella caserma, poi 15 anni di coma e la morte nel 2021

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Ferrara Una ferita che si riapre ancora e che forse non si è mai chiusa. Quest’anno saranno 18 anni dal tragico 26 luglio 2006, quando nella caserma dei pompieri di Ferrara si verificò un incidente che coinvolse il vigile del fuoco Marco Galan, costringendolo a vivere i successivi 15 anni allettato e in stato vegetativo. Sono passati due anni e qualche mese dalla notte dell’Immacolata del 2021, quando Galan si spense.

E ora riparte anche l’iter giudiziario, che negli anni aveva visto la condanna definitiva a due mesi (ridotta rispetto agli otto mesi del primo grado) per lesioni colpose gravissime del comandante provinciale dei vigili del fuoco dell’epoca, Michele De Vincentis, condannato anche dalla Corte dei Conti a restituire allo Stato una parte del risarcimento riconosciuto alla famiglia di Galan (200mila euro, secondo l’ultima sentenza, a fronte di un risarcimento di oltre un milione euro). Per quello stesso fatto, dopo la morte del vigile del fuoco, De Vincentis dovrà affrontare un nuovo processo e martedì sarà davanti al giudice dell’udienza preliminare Carlo Negri a rispondere, questa volta, di omicidio colposo, causato però dalle stesse omissioni in materia di sicurezza del luogo di lavoro che avevano portato alla prima condanna. Condotta identica, questa volta con esito diverso: la morte di Galan, arrivata dopo 15 anni, è stata infatti ricollegata da un accertamento medico legale alle conseguenze dell’incidente di quel maledetto 26 luglio del 2006.

Quel giorno il vigile del fuoco era impegnato in un esercitazione all’interno del piazzale della caserma e, mentre si trovava tra due mezzi intento a verificare un cavo d’acciaio, rimase schiacciato da un camioncino. L’incidente venne causato dal furgoncino di un corriere, che venne lasciato entrare nel piazzale e che, percorrendolo a una velocità di circa 40 km/h, non si avvide della presenza del cavo d’acciaio, che venne agganciato dal furgone, determinando lo spostamento dei mezzi dei pompieri e dunque del camioncino che travolse Galan.

Anche in questo processo a De Vincentis è contestato, in sostanza, il non aver messo in sicurezza l’area, prevedendo una serie di misure affinché l’incidente non si potesse verificare. A differenza che nel primo processo per lesioni, dove per il conducente del furgone vi fu la remissione di querela e dunque non si procedette con le accuse, in questo caso il processo si farà e la sua condotta verrà giudicata con molta probabilità in un giudizio abbreviato, già richiesto dal difensore dell’imputato al giudice dell’udienza preliminare.

In questo processo non ci saranno parti civili. «La madre di Marco Galan ha scelto di non costituirsi parte civile - spiega l’avvocato Alessandro Misiani, che l’assiste - ma di partecipare solo come parte offesa. Non ci saranno da parte nostra né richieste economiche né punitive. La signora ha già sofferto tantissimo in questi difficili 15 anni, nei quali si è presa ogni giorno cura del proprio figlio, e con il nuovo rinvio a giudizio si è riaperta la ferita».

Due anni prima era scomparso anche sue padre Antonio, detto “Toni”, che dopo l’incidente si prodigò con i colleghi e amici del figlio nella fondazione di dell’associazione “Amici di Marco” per la raccolta di fondi per altre associazioni del territorio e per i piccoli pazienti ricoverati negli ospedali. L’uomo vinse anche una causa per diffamazione intentata contro di lui dal comandante De Vincentis.

Nel maggio del 2023, con una cerimonia ufficiale, la rotonda di via Ferraresi venne intitolata alla memoria di Marco Galan. 


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