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Ferrara, claustrofobica e risonanza aperta: «Che caos per ottenere l’esame»

Alessandra Mura
Ferrara, claustrofobica e risonanza aperta: «Che caos per ottenere l’esame»

E alla fine la beffa, dimenticato il codice dell’esenzione: «Ho rinunciato»

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Ferrara Soffre di claustrofobia, e ha chiesto di poter fare una risonanza magnetica aperta. Ma per ottenerla ha dovuto faticare non poco, dopo un rimpallo estenuante tra medico di base, farmacia e struttura sanitaria convenzionata. E alla fine, dopo essere riuscita a soddisfare la sua richiesta, ha rinunciato all’esame perché per errore non era stato inserito il codice di esenzione, così la prestazione da gratuita era diventata a pagamento: «Per principio ho deciso di non farla. E ora devo ricominciare tutto daccapo». È amareggiata la paziente che, a causa di un problema alla schiena, doveva sottoporsi all’esame per capire la necessità o meno di un intervento chirurgico. Lo specialista le aveva prescritto una risonanza, e la donna era andata dal suo medico per farsi fare l’impegnativa, con l’esenzione che le è stata da tempo riconosciuta. L’appuntamento, dopo non poche difficoltà a causa delle lunghe liste d’attesa, le viene dato due mesi dopo, a inizio aprile, in una struttura privata convenzionata, ma sulla possibilità di poter sottoporsi a un esame aperto non ci sono certezze, o meglio, c’è confusione: «In farmacia mi hanno detto che doveva essere specificato dal medico di base nella sua impegnativa; sono tornata dal medico che a sua volta mi ha detto che la richiesta doveva essere avanzata direttamente da me alla struttura sanitaria. Chiamo la struttura sanitaria, e mi viene detto che deve specificarlo la farmacia, e la farmacia risponde che tocca invece alla struttura sanitaria. Un ginepraio». L’appuntamento comunque è fissato, ma la paziente per errore si presenta il giorno prima, tornando comunque a raccomandarsi di fare la risonanza aperta. E ancora si sente rispondere che tocca alla farmacia puntualizzarlo. Per sbrogliare la matassa l’addetta della struttura sanitaria contatta la farmacia, «ed è solo allora - racconta la paziente - che vengo a sapere che per ogni tipo di risonanza c’è un codice specifico da indicare. Ed è stata la struttura sanitaria, arrivati a quel punto, a fornirlo alla farmacia che evidentemente non ne era a conoscenza». Finalmente tutto sembrava a posto per fare la risonanza aperta, («e ci saremmo potuti arrivare molto prima, se fossero state fornite le informazioni giuste») e l’esame "corretto" viene così riprogrammato per il giorno dopo, con orario diverso proprio per il cambiamento della tipologia da chiusa ad aperta. Tutto bene? No, perché per un errore mancava un altro codice, quello dell’esenzione «e non c’era verso di poter evitare di fare l’esame a pagamento. E allora ho rifiutato. Non per la cifra in sé, neanche eccessiva, 36 euro, ma per principio: mi è stato negato un diritto. Ho voluto inoltre rendere pubblica questa mia odissea, soprattutto per quel che riguarda la risonanza aperta, perché il mio racconto possa risultare utile ad altri pazienti che come soffrono di claustrofobia».