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Morìa di filiali bancarie nel Ferrarese: -40%. «I risparmi locali usati altrove»

Stefano Ciervo
Morìa di filiali bancarie nel Ferrarese: -40%. «I risparmi locali usati altrove»

Studio Fisac Cgil: 3,4 miliardi raccolti qui vengono prestati fuori provincia

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Ferrara Sempre meno filiali bancarie nel Ferrarese e le conseguenze sono almeno di due tipi: disagi per i clienti, che faticano a trovare perfino un bancomat, ma anche difficoltà per le imprese a trovare credito. Questo significa, tra l’altro, che i risparmi dei ferraresi, raccolti sul territorio dalle banche, poi non finiscono a rafforzare il sistema economico locale, ma finanziano quelli di altri territori, come dimostra il differenziale tra prestiti e risparmi che è arrivato addirittura a 3,4 miliardi di euro. I rilievi, basati su dati Bankitalia, sono del sindacato bancari Fisac Cgil, che lancia anche una serie di proposte per cercare di arginare l’abbandono del nostro territorio da parte della banche, dall’utilizzo dello smart working per trasferire in città i centri direzionali alla spinta per favorire istituti dalla spiccata vocazione territoriale, come le Bcc.

Nel giro di 8 anni, è il dato di partenza, il numero degli sportelli bancari in provincia è diminuito di quasi il 40%: a fine 2015 ce n’erano 214, al 31 dicembre scorso ne erano rimaste 129. A Voghiera di banche ce n’erano due, ora sono sparite, a Riva del Po si è passati da 5 a un solo sportello, ben cinque comuni sono rimasti con una sola banca. Il capoluogo, dal canto suo, è passato da 82 a 46 sportelli, con una piccola ripresa nell’ultimo anno (+2), ma le frazioni sempre più “spoglie”; inoltre «entro l’estate è prevista un’ulteriore chiusura di una filiale in zona Gad (Credit Agricole, ndr), lasciando gli abitanti di quella zona privi di uno sportello bancario di prossimità - commenta Samuel Paganini, segretario Fisac - Altra beffa: un turista che arriva in stazione a Ferrara non troverà nemmeno un Bancomat disponibile in zona». Anche a Cento nell’ultimo biennio il saldo è tornato positivo, ma per il momento si tratta di segnali isolati, non di un’inversione di tendenza. «Le banche non solo abbandonano il nostro territorio, ma sembrano avere anche una gran fretta di farlo, con chiusure che procedono ad una velocità maggiore rispetto ad altri territori in regione» è sempre Paganini a parlare. A Ferrara tra l’altro gli sportelli di dimensioni minori sono già stati chiusi, e ora tocca i più grandi.

Tutto sostituibile con home banking e digitale? Al di là delle difficoltà dei clienti, soprattutto i meno digitali, «l’andamento dei crediti concessi dimostrano una realtà ben diversa - sottolinea il sindacato - Dove chiudono le filiali cala il credito soprattutto a danno delle piccole e medie imprese. Una recente analisi dell’Ufficio studi e ricerche Fisac Cgil ha evidenziato un calo del 28% dei prestiti alle imprese ferraresi dal 2011».

Che fare dunque? «Un primo possibile provvedimento potrebbe consistere nel trasferire delle lavorazioni centrali e/o di direzione delle grandi banche nella nostra provincia. Si può fare, si fa già (grazie allo smart working), si deve fare di più» sottolinea Paganini. Poi sarebbe «urgente» costituire un Osservatorio provinciale sul credito: c’era un abbozzo, nel pre-Covid, coordinato dalla Sipro, poi “disperso”. Infine l’appello a risparmiatori e aziende, «possono sempre cambiare banca a beneficio di quelle più attente al territorio, è un potere molto forte» conclude il sindacato.

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