«Ferrara, al Sant'Anna 89 posti letto in meno. Tagli ingiustificati»
Il drastico taglio suscita preoccupazioni. Zonari: «Sistema sottofinanziato». Ricci: «Colpito il diritto alla salute». il silenzio di Fabbri e Anselmo
Ferrara Un taglio di oltre il 10% dei posti letto al Sant’Anna, mai comunicato ufficialmente ai cittadini e “fotografato” dai dati del Bilancio consuntivo 2023 dell’azienda ospedaliera. Ora, su quel numero (-89) intervengono candidati sindaci, sindacati e associazioni impegnati sui temi della sanità. Alan Fabbri, sindaco di Ferrara ri-candidato, pur contattato, ha deciso di non commentare. Anche il “concorrente” Fabio Anselmo non ha risposto in tempo utile. Parla invece un’altra candidata, Anna Zonari, convinta che «intervenire in questo ambito dovrebbe includere il riconoscimento di un problema: se è vero che ci sono posti letto inutilizzati allora bisogna capire perché i pazienti vanno in ospedale, probabilmente un problema c’è anche in un altro punto del sistema. Poi occorre capire perché la questione non è emersa solo oggi. Ma ci sono altri due aspetti: spostare questi servizi sul territorio implica la presenza di un sistema di assistenza primaria che copra le necessità. E comunque il nostro sistema sanitario è sottofinanziato».
Daniele Botti, anche lui in lizza per la poltrona da sindaco, ricorda che «la riduzione del numero di ospedali e posti letto nelle strutture sanitarie italiane è un fenomeno complesso iniziato oltre vent’anni fa. Questo processo ha portato alla perdita di circa 70-80mila posti letto nel nostro Paese. Ma non è solo il numero di posti letto ad indicare la qualità della sanità in Italia o a Ferrara. Mantenere i conti in ordine e ampliare i servizi contemporaneamente non è sempre possibile. Da qui l’importanza della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria – spesso disertata dal sindaco Alan Fabbri in questi anni – che potrebbe avere un ruolo di supporto positivo piuttosto che non approvare un bilancio, sebbene in attivo».
È preoccupato il segretario della Cisl Fp, Kevin Ponzuoli, convinto che «piuttosto che tagliare è meglio riallocare. Se è vero che nel corso degli anni la medicina si è evoluta, è altrettanto vero che si sono evoluti i bisogni delle persone e della popolazione. Pertanto i tagli non si giustificano. Ci preoccupano molto, ad esempio, i tagli sulla Medicina specialistica. Oggi si parla sempre più spesso di popolazione anziana e pluripatologica pertanto con necessità di medicina differenti rispetto a 5-10 anni fa.
I tagli lineari non sono mai la soluzione soprattutto perché, tristemente, vanno in parallelo con la mancata sostituzione del turnover dei professionisti. Con effetti a lungo termine deleteri».
Andrea Ricci, referente locale di Sanità Oggi Ferrara-Medicina Democratica, va ancora più a fondo: «Stiamo assistendo – commenta – all’ultimo pesante attacco all’articolo 32 della Costituzione, che richiama come diritto assoluto il diritto alla salute. Gli italiani sono in balìa di politiche neo liberiste, un problema acuito dall’aumento degli anziani malati cronici. A questo proposito è previsto, con la prossima attuazione della Legge delega n. 33 del 2023, sulla non autosufficienza, lo spostamento di gran parte dei malati cronici, detti impropriamente “non autosufficienti”, dal settore Sanità, dove non c’è limite di spesa e di tempo di cura, al settore delle Politiche sociali dove vale il “limite delle risorse disponibili”, con conseguente maggiore carico sulle famiglie. Vedendo i recenti premi ricevuti da vari dirigenti della sanità ferrarese, non si può non sospettare che siano il frutto del “buon lavoro” eseguito su mandato della politica». Aldo Ferrante, del Comitato Diritti Violati, aggiunge che «quei tagli significano che il costo-letto al Sant’Anna è diventato insostenibile, forse anche per gli oneri legati al rispetto del project financing su Cona. È un’operazione che mortifica la sanità pubblica e che pone un problema di trasparenza mentre il Sant’Anna cerca posti letto nelle cliniche convenzionate». Maurizio Camattari, del Comitato consultivo misto Sant’Anna, ribatte: “Posti letto occupati impropriamente dai cittadini”? Non credo che lo facciano volentieri e di loro iniziativa, credo piuttosto che la “domiciliarietà e prossimità delle cure” non siano ancora in grado di rispondere ai bisogni della popolazione. Quindi, prima di ridurre i posti letto sarebbe stato saggio verificare la capacità dei servizi territoriali di farsi carico delle cure necessarie a questi cittadini. Aggiungo che far quadrare i conti e accontentare i sindaci è operazione praticamente impossibile. Vorrebbero tutti i servizi nei loro territori, senza preoccuparsi di comprendere la complessità dell’organizzazione sanitaria, data anche la scarsa presenza dei medesimi alle sedute della Conferenza socio-sanitaria, a partire dal sindaco di Ferrara». l
Gioele Caccia
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