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Politiche per la salute

«Liste d'attesa, dal 30 giugno in poi stop alle agende chiuse. Ma il governo non sostiene la sanità»

«Liste d'attesa, dal 30 giugno in poi stop alle agende chiuse. Ma il governo non sostiene la sanità»

Ieri l’intervento in Commissione regionale dell’assessore Donini: "Aumentati del 20% i fondi per ridurre i tempi per le visite"

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Ferrara Niente più agende chiuse, per le prenotazioni di visite ed esami, dopo il 30 giugno in tutta la regione. Lo ha annunciato ieri l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, al termine dei lavori della Commissione Sanità, riunita a Bologna. Per chi non riceverà l’appuntamento con lo specialista entro le scadenze previste per le priorità sanitarie (10 giorni per gli accessi “brevi”, 30 giorni per le visite specialistiche e 60 per gli esami “differibili”) scatterà la cosiddetta “presa in carico” da parte dell’azienda sanitaria per tentare di accelerare i tempi.

L’Asl di Ferrara ha già iniziato a superare il vecchio e contestatissimo sistema delle agende chiuse (un espediente utilizzato in tutta la regione e anche fuori per evitare che l’utente possa conoscere l’effettiva “gittata” della sua prenotazione, in genere lontana nel tempo). Tre settimane fa un’inchiesta della “Nuova” ha confermato che le agende sono state effettivamente riaperte anche se per alcune prestazioni (Oculistica, Dermatologia, Fisiatria, Colonscopia) i tempi erano dilatatissimi: da 7 a 11 mesi.

L’inserimento di pacchetti straordinari di prestazioni ha consentito comunque di limitare le attese, soprattutto per la diagnostica. «Le liste d’attesa sono un problema da affrontare e risolvere e sono in cima all’elenco delle nostre priorità – ha detto Donini – Abbiamo incrementato le risorse finalizzate a questo scopo, in tutta la regione saranno prenotabili un milione di prestazioni in più (130mila entro l’anno in provincia, ha assicurato l’Asl estense) con un incremento medio di circa il 20%. Purtroppo stiamo ancora recuperando una parte dell’arretrato causato dalla pandemia. Chi non riesce ad ottenere l’appuntamento nei tempi previsti sarà richiamato entro qualche giorno per la fissazione di una nuova prenotazione».

Per le prime visite il passaggio avviene tramite Cup, «ma per le visite di controllo – ha proseguito Donini – dovrà essere il sistema ad attivarsi per prenotare. Ovviamente stiamo lavorando anche per migliorare l’appropriatezza, per erogare il servizio a chi ne ha veramente bisogno». Sui Cau saranno presto diffusi nuovi dati di utilizzo (Ferrara è stata una delle prime province ad allestire questo servizio). Il Centro di assistenza all’urgenza (Cau) «ha il compito primario di ridurre l’affollamento dei pronto soccorso – ha ribadito l’assessore – deve accogliere i pazienti con codici sanitari lievi (i codici bianchi o verdi) non quelli con patologie gravi. Abbiamo organizzato campagne pubblicitarie sui nostri profili social, ma occorre andare oltre e coinvolgere sempre più il territorio, ossia i medici di medicina generale, le farmacie e ogni canale attraverso cui risulti più agevole raggiungere la popolazione più anziana. Dalle nostre rilevazioni i Cau funzionano bene e ci sono diversi Comuni che ne stanno chiedendo l’attivazione».

L’assessore ha anche risposto ai rilievi di Lega e Fdi, che hanno osservato che nel 2024 la Regione ha ottenuto per la sanità risorse superiori al 2023, anno in cui il sistema sanitario è andato in grave sofferenza. «È vero - ha replicato Donini – il governo ha dato complessivamente 3 miliardi in più per la sanità, ma sono quasi tutti vincolati per finanziare gli aumenti contrattuali dei dipendenti, tant’è che rispetto ai 226 milioni di euro ricevuti in aggiunta per il 2024 ne spenderemo 250 per gi aumenti contrattuali. Inoltre le risorse sono state ripartite in base alla popolazione e non ai dipendenti, con il risultato che regioni come il Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna che hanno sistemi che funzionano meglio che altrove ricevono meno di quando spendono. Il sistema sanitario nazionale, comunque (e questo lo diciamo assieme alle altre regioni), non ha abbastanza soldi per i finanziare le prestazioni di base ( i Livelli essenziali di assistenza). Una situazione che non consente di accedere ad opportunità eccezionali (farmaci innovativi, che sono molto costosi, chirurgia di precisione e mininvasiva, terapie genetiche, etc.). Ciononostante restiamo una regione dove i pazienti del resto d’Italia vengono a farsi curare, abbiamo una mobilità attiva che continua a crescere». l

Gioele Caccia

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