La Nuova Ferrara

Ferrara

In tribunale

Migliarino, annegò a 4 anni: «Morte fulminea, madre senza colpa»

Daniele Oppo
Migliarino, annegò a 4 anni: «Morte fulminea, madre senza colpa»

Tragedia di Ca Laura, le motivazioni della sentenza

17 giugno 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Migliarino Il tempo è la chiave. Troppo poco ne ha trascorso Maxsimiliano Grandi su questa terra. Pochissimo ne è bastato perché, una volta entrato in piscina, l’acqua invadesse i suoi polmoni e se lo portasse via, senza che nessuno se ne accorgesse, né sua madre né gli altri presenti quel pomeriggio del 12 luglio 2020 nell’agriturismo Ca Laura di Mesola. Così poco tempo che per il giudice del tribunale di Ferrara Giovanni Solinas, la signora Veronica Romanelli non può essere chiamata responsabile per la morte di suo figlio.

Sono lunghe venti pagine esatte le motivazioni della sentenza di assoluzione di Romanelli dall’imputazione di omicidio colposo per la mancata adeguata sorveglianza del figlio Maxsimiliano, che aveva solo 4 anni quando ha perso la vita in un giorno d’estate. Venti pagine nelle quali il giudice Solinas spiega perché sia verosimile, in base alle testimonianze e alle conclusioni dei medici legali sia della procura (pm Stefano Longhi) che della difesa (avvocato Gianni Ricciuti), ritenere che la morte di Maxsimiliano sia avvenuta nell’arco temporale di circa un minuto, poco più: tanto è passato dal suo allontanamento dal lettino con la madre fino al suo arrivo, inaspettato, nella piscina grande dell’agriturismo, e al suo ingresso in acqua, probabilmente fortuito e sicuramente fatale. La sua morte probabilmente è avvenuta in 50 secondi circa, perché un bambino di quell’età non ha i mezzi e le capacità fisiche e conoscitive per mettere in atto contromisure efficaci.

Così poco tempo, si diceva, che nessuna delle quindici persone che erano dentro la piscina, molte delle quali genitori di altri bambini, né gli altri presenti fuori dall’acqua, né il gestore che comunque svolgeva un’attività di vigilanza (seppure non in regola e non idonea, e per questo condannato) si sono accorte di nulla se non a cose ormai definitivamente compromesse. Si può dunque incolpare una madre per una distrazione così breve? «Dando atto dell’astratta violazione della regola cautelare della continua ed assidua vigilanza da parte della madre sul minore - si legge nella sentenza - ritiene il Giudicante che, considerata la situazione concreta in cui l’imputata si trovava, la morte per annegamento del figlio non fosse prevedibile, nel caso di omessa vigilanza per solamente un minuto di tempo, essendo, a parere del Giudicante, un evento imprevedibile e concretamente eccezionale, anche considerando l’estrema repentinità del decesso del bambino per annegamento». E se è vero che la Cassazione ha stabilito che bastano tre minuti di “distrazione” perché un genitore sia colpevole in una situazione simile, qui, rileva il giudice, si parla di un «tempo inferiore di circa tre volte». E inoltre, scrive ancora il giudice, non è dimostrato che fosse possibile un intervento salvifico, essendo stato l’evento morte «fulmineo».