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Ferrara, Bedin si confessa: «Ho due figli. Mi conforta essere benvoluto»

Stefania Andreotti
Ferrara, Bedin si confessa: «Ho due figli. Mi conforta essere benvoluto»

L’ex sacerdote in redazione: «Non ho mai trascurato vita pastorale e ragazzi»

22 giugno 2024
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Ferrara Pochi giorni fa, quando ancora non aveva comunicato l’abbandono dell’attività sacerdotale, ha partecipato accanto a monsignor Perego all’iniziativa contro i suicidi in carcere, e per tutti era ancora don Bedin.

Oggi lo si ritrova uomo laico, e serve un po’ di esercizio mentale, forse anche a lui, per chiamarlo Domenico. In una settimana è cambiato tutto, ma in realtà è cambiato niente. La persona che abbiamo davanti è la stessa, pronta ad accalorarsi per le ingiustizie, a muovere critiche pesanti, e a scherzarci su un attimo dopo. Ma non si può negare che in mezzo c’è un momento di profonda presa di coscienza e non semplice esposizione.

«Io sto molto bene - rassicura Bedin - anche se riconosco che l’esercizio pastorale è sicuramente qualcosa che mi manca. Sono diventato prete nel 1980, per circa 35 anni ho lavorato in tutti gli ambiti della pastorale, che vanno dall’insegnamento nelle parrocchie alle associazioni cattoliche. Ho avuto la grande fortuna di specializzarmi in teologia e ho potuto approfondirla e insegnarla per trent’anni. L’altra cosa notevole è stata l’insegnamento nelle scuole superiori, dove ho incontrato tanti ragazzi e ragazze che vivono in città e ricoprono oggi ruoli di rilievo: giudici, medici, anche giornalisti. C’è poi stata la grande esperienza di vita, servizio e relazioni dei 25 anni in parrocchia a Sant’Agostino, in viale Krasnodar». Dopo essere tornato con la memoria al percorso della sua vita da sacerdote, Domenico si addentra in una confessione più intima, di quelle che per tanti anni è stato lui ad accogliere, dando sollievo alle anime dei suoi parrocchiani.

«Posso dire di aver avuto una vita pastorale molto intensa. Accanto a questo, negli anni si sono manifestate delle fragilità legate ai rapporti affettivi che mi hanno portato ad avere alcune relazioni e due figli. Questa realtà l’ho sempre manifestata ai miei superiori e ho trovato da parte loro atteggiamenti estremamente diversi nelle decisioni nei miei confronti. Fino ad arrivare ad oggi, quando la mia vicenda di paternità è stata analizzata dall’organismo Vaticano e mi è stato consigliato di ritirarmi per essere a disposizione del mio figlio ancora minorenne. Dopo una lunga riflessione, ho deciso di chiedere io stesso la dispensa dall’ordine sacerdotale. Durante questi anni penso di non avere mai trascurato né la vita pastorale, né i ragazzi, che ho riconosciuto».

Sebbene nel tempo queste vicende fossero in parte trapelate, il flusso di coscienza di Bedin sorprende perché se da una parte ricorda una sceneggiatura, dall’altra sembra il più naturale dei racconti.

«Riconosco di non essere stato fedele alla promessa del celibato, che comporta la castità, speravo che questa difficoltà, questa infedeltà potesse essere compresa e continuare l’esercizio del sacerdozio. Purtroppo non risulta possibile, perciò ho chiesto la dispensa. I miei due figli sono persone veramente stupende: nonostante la difficoltà di questa situazione, sono molto bravi e svegli. Mi conforta il dono di essere benvoluto da tantissime persone perciò non sento un senso di frustrazione o giudizio. Oltre ai miei figli, tanti altri bambini e ragazzi abbandonati che ho accolto, mi riconoscono come loro padre. Però non sono stato coerente con la mia scelta iniziale. Non cerco attenuanti, ma se devo trovare delle ragioni, sono nel percorso educativo seminariale che non è stato capace di farmi maturare un’affettività equilibrata. Poi il ritmo di vita stacanovista al quale mi sono sottoposto tra i 25 e i 50 anni non mi ha permesso di proteggermi abbastanza. Non ho curato i miei spazi di equilibrio interiore».

Che si tratti di un momento delicato, lo si coglie anche da come misura le parole, che di solito gli escono a raffica. «Le centinaia di messaggi che sto ricevendo, mi fanno sperare di non aver creato problemi o scandalo alle persone più fragili».

Dopo il lungo lavoro nell’associazionismo e nella cooperazione sociale, ora Bedin, sebbene già in pensione, a 68 anni vuole ancora spendersi e sta costruendo una nuova comunità dove attualmente vive insieme a 20 persone: gli ultimi di cui si è sempre occupato».