Ferrara, il crocevia dei narcos. E spunta anche la criminalità cinese
La Direzione Investigativa Antimafia ripercorre i successi di polizia e carabinieri: «Le organizzazioni straniere hanno occupato gli spazi delle compagini autoctone»
Ferrara Archiviata - almeno sul fronte giudiziario - l’invadente e violenta presenza della mafia nigeriana in città, Ferrara torna ad essere un crocevia del commercio della droga. E il riferimento non è tanto ai corrieri che attraversano il territorio con ingenti quantità – come del resto riconfermato soltanto alcuni giorni fa con l’arresto di una coppia che in autostrada viaggiava con 22 chili di marijuana – quanto piuttosto alla capacità di stoccaggio che fa del Ferrarese una zona particolarmente appetibile per i narcotrafficanti.
La situazione viene fotografata con dovizia di particolari nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, capace di analizzare il periodo gennaio-giugno 2023 in cui emergono vari operazioni delle forze dell’ordine sul territorio. È infatti, il 14 febbraio 2023 quando la Polizia di Stato arresta in flagranza di reato un 20enne italo-albanese sorpreso in possesso di oltre 25 chili di hashish nel proprio immobile di residenza. A lui arriva la Squadra Mobile dopo alcune indagini particolarmente approfondite: non emergono particolari collegamenti con altre realtà specifiche estensi ma a ottobre il ragazzo – rimesso in libertà dopo una tappa all’Arginone – patteggerà poco più di 2 anni di pena.
Ma quell’imponente ritrovamento fa soltanto da prologo ad un altro colpo: il 6 aprile 2023, infatti, la Polizia di Stato ha arrestato un pakistano, poiché nascondeva nella propria abitazione in corso Porta Po circa 7 chili di eroina, oltre alla somma di oltre 57mila euro in contanti. Rocambolesco fu il blitz eseguito alla stazione di Bologna Roveri quando il 26enne - probabilmente salito a bordo a Portomaggiore - fu controllato: addosso aveva 50mila euro in contanti che ovviamente non era in grado di giustificare. Con la collaborazione della polizia di Ferrara ci fu un controllo nell’alloggio che risultava nella sua disponibilità in città dove emersero i chili di eroina e altri 7mila euro in contanti. «È tutta roba mia» ha poi detto il 26enne al giudice: affermazione non credibile, ma da prendere come tale. A metà marzo 2024 l’uomo, in giudizio abbreviato, è stato condannato a 8 anni di carcere, ma non hai mai svelato l’iter di quel carico che però ha acceso un faro sulla tratta pakistana dell’eroina.
E dall’estero arrivava la droga che poi veniva smistata attraverso la “Green Road”, la strada verde che aveva in Ferrara il capolinea di partenza. Specialisti ovulatori giungevano in Italia – solitamente a Milano o Roma – dall’Olanda o da Lagos (Nigeria) e Adis Abeba (Etiopia) e raggiungevano Ferrara, trasformato in un ricco bazar dove depositare eroina, cocaina, hascisc e marijuana. Sotto il grattacielo gli ovuli venivano scaricati e stoccati in una abitazione finita nell’inchiesta della Guardia di Finanza, capace di contestare lo smercio di oltre 100 chili di droga a una organizzazione di nigeriani che avevano il quartier generale in zona Trieste ma che a Ferrara si era costruita una base sicura.
Per concludere la multietnicità dello spaccio ecco la grande novità smascherata con l’operazione “Express 2018” il 21 marzo dai parte dei carabinieri di Ferrara in terra padovana: c’è infatti un’organizzazione criminale cinese che ha iniziato a fare affari con la droga sulla direttrice dell’Autostrada A13. Lo stupefacente, prodotto in Spagna, veniva smistata nel Nord Est (dove, è stato accertato nel corso delle meticolose indagini, esistevano anche siti produttivi) e, infine, inviato in Olanda, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti. L’inchiesta in definitiva ha evidenziato per la prima volta nel Nord-Est le capacità della criminalità cinese - solitamente dedita ad altri affari illeciti meno appariscenti e più circoscritti alla propria eterogenea comunità - nella gestione del traffico di stupefacenti su larga scala e ha messo in luce un elemento di novità che “potrebbe cambiare lo scenario criminale nel contesto territoriale”, avverte la Direzione Investigativa Antimafia nell’evidenziare come “le organizzazioni criminali straniere presenti in Emilia Romagna appaiono interessate prevalentemente al settore del traffico di droga e sono arrivate progressivamente nel tempo ad occupare spazi in passato di pertinenza delle compagini criminali autoctone ora maggiormente vocate ad attività di infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale”.